Il meglio del made in Italy coniugato alla «stazza» americana. La nuova Chrysler targata Fiat ha la linea di una Jeep con il motore Multi Air del Lingotto nel cofano. E parlerà sempre più italiano: dei 2,8 milioni di auto prodotte a regime dal 2014 il 56% sarà realizzato su piattaforme Fiat. Con un adeguamento della qualità e dei processi agli standard torinesi, un rigoroso controllo dei costi e il miglioramento della gamma che arriverà ad offrire 21 modelli. Il Lingotto, da parte sua, si appoggerà a Chrysler per riportare negli States dopo quasi trent’anni il marchio Alfa e provare a sedurre le metropoli americane con l’irriverenza della Cinquecento. Anche se indossava il consueto maglione blu, Sergio Marchionne, numero uno del nuovo gigante da 6 milioni di auto l’anno, ha voluto che la presentazione del piano Chrysler nella sede di Auburn Hills (Detroit) fosse un evento globale: 400 analisti, altrettanti rappresentanti dei media e tutte le prime linee del gruppo schierate. Cinque ore di «lancio», con la colonna sonora di Bruce Spreengsteen in sottofondo, sparate ovunque grazie alla diretta sul sito Internet del terzo costruttore americano. In platea c’erano John Elkann, vice presidente di Fiat, Andrea Agnelli, componente del board, e Alessandro Nasi, consigliere di Exor e responsabile del business Cnh. «Mi sento come il marito di Zsa Zsa Gabor (l’attrice ungherese sposata nove volte, ndr ). So cosa devo fare, ma non so se riuscirò a renderlo interessante», ha premesso Marchionne, scegliendo infatti di partire dai numeri, la sua passione. Le finanze Chrysler, ha esordito, «sono in miglioramento» anche perché «la società è stata «parsimoniosa». Già in settembre ha raggiunto il break even operativo e solo da giugno, cioè da quando Fiat ne ha preso le redini, la cassa è aumentata di 1,7 miliardi di dollari (oggi la liquidità raggiunge i 5,7 miliardi). Il piano 2010-2014 prevede che la casa automobilistica statunitense disponga di 21 modelli in 5 anni e condivida 3 piattaforme con Fiat (Chrysler ridurrà il numero delle piattaforme dalle attuali 11 a 7). Fra i marchi del gruppo Dodge, i cui colori saranno il rosso e il nero, sono previsti tre nuovi modelli: una nuova compatta, una berlina media e una vettura nel segmento sotto le compatte. Chrysler – ha spiegato Paolo Ferrero, senior vice president di Powertrain – diverrà il centro di competenza a livello mondiale di gruppo per le vetture ibride e elettriche. Nuovi prodotti Chrysler efficienti a livello di combustibili «saranno lanciati a partire dal 2010», ha aggiunto Ferrero, evidenziando come il Lingotto abbia già iniziato a trasferire tecnologia Fiat in Chrysler. «Non è con la retorica dello stile italiano che la Fiat ha conquistato l’America – ha commentato uno dei top manager italiani che da quattro mesi lavorano negli Usa –, ma è con la sua tecnologia. Sviluppata in Italia da ingegneri di ogni parte del mondo». La cura Marchionne passa anche attraverso l’ingresso della casa di Detroit in nuovi segmenti di mercato. Entro il 2014 saranno 6 anziché gli attuali 4. Oltre alla 500, ci saranno infatti due nuove vetture dei segmenti A e B (oggi scoperti) e otto modelli dei segmenti C e D realizzati su due sole piattaforme di cui una del Gruppo Fiat (contro gli attuali 11 su 8 differenti piattaforme). Immutata invece l’offerta Chrysler nel segmento E (saranno 7 varianti su 3 diverse piattaforme) e nei truck (3 diversi modelli). Nel 2014 ogni piattaforma sarà in media la base per 3 diversi modelli, prodotti in 305.000 unità all’anno. Nel 2010, all’avvio dell’operatività della gestione Fiat, la media per piattaforma sarà invece di 1,9 modelli, con una produzione di 125.000 unità all’anno. Il taglio dei costi e le sinergie fra Fiat e Chrysler si tradurranno infine per la casa americana in risparmi per 2,9 miliardi di dollari e in un aumento al 18% delle vendite fuori dal Nord America. «Il successo di Chrysler e dell’industria automobilistica è importante per il rilancio dell’economia americana», ha sottolineato il presidente Chrysler, Robert Kidder, evidenziando come in pochi mesi Marchionne e la sua squadra abbiano «reinventato il modello di business ». L’obiettivo è quello di riportare Chrysler ad essere una «una grande public company» in grado di ripagare i debiti contratti con il governo americano e con quello canadese. Chrysler, ha promesso Marchionne, «non deluderà le attese: saremo in grado di soddisfare tutte le aspettative».