giovedì 27 giugno 2024
Legacoop e Ipsos hanno analizzato l’impatto sul bilancio familiare che in media è del 34%. Un maggiorenne su quattro ha uno stipendio ma non può permettersi una casa
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Fare il genitore costa sempre di più. In un’Italia in fase di decrescita demografica con le nascite ai minimi storici, la questione economica è uno scoglio che sta diventando insormontabile. Uno studio della Banca d’Italia del 2022 ha messo nero su bianco le cifre: 640 euro al mese, 8mila all’anno, per un minorenne. La stima contenuta nel rapporto, che ha preso in esame il periodo 2017-2020 oggi è senza dubbio ottimistica vista la corsa dell’inflazione degli ultimi anni. A fare i conti in tasca ai genitori italiani, alle prese con costi che raddoppiano e figli (anche laureati) con stipendi minimi il Report FragilItalia “Il costo dei figli”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione. La metà degli italiani ha figli conviventi ai quali destina un terzo della spesa media mensile e per i quali, in sei casi su dieci, è costretto a fare delle rinunce di vario tipo dalle visite mediche private alle vacanze estive. Il problema di fondo è che in Italia i figli restano a casa (l’80% degli under 30 abita con i genitori dice l’Ocse) anche quando hanno una laurea e un lavoro. Quasi la metà dei figli maggiorenni (il 47%) è totalmente a carico dei genitori, mentre il 29% lavora contribuendo alle spese della famiglia. Una quota consistente, pari al 24% pur lavorando e non gravando sul bilancio familiare, continua a vivere con mamma e papà. Un campanello d’allarme della persistente difficoltà dei giovani a trovare una soluzione abitativa “sostenibile” in termini economici che si tratti di affitto o di acquisto di un appartamento.

«In questo paese il tema “famiglia” è molto sensibile - afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop - ma lo si affronta spesso dal punto di vista etico e morale, dei legittimi diritti, oppure suggerendo o persino prescrivendo come dovrebbero essere le famiglie. Abbiamo deciso di osservarle da un punto di vista che potrebbe sembrare un po’ disincantato, ma in realtà evidenzia il ruolo della famiglia come struttura cruciale della nostra società, quello del suo costo». Se i giovani non si sposano e non fanno figli è anche perché non possono permetterselo. La perdita di potere d’acquisto infatti colpisce in maniera più significativa le nuove generazioni che devono fare i conti con prezzi delle case alle stelle e stipendi inadeguati ad un tenore di vita dignitoso.

«Invecchiamento, trend demografici negativi, disfunzionalità del mercato del lavoro, mancata inclusione delle donne nei processi economici per ragioni dirette e indirette, costo del welfare, diseguaglianze sociali e territoriali: tutti questi temi e altri ancora, in fondo, dipendono dai costi del fare e mantenere una famiglia - aggiunge Gamberini -. Le famiglie sono fondamentali per la società; per affrontare gli squilibri del Paese servono politiche che le sostengano, ispirate ad un approccio concreto per dare risposte ai problemi delle persone. La cooperazione c’è e vuole fare fino in fondo la sua parte nell’offrire risposte reali ed efficaci».

La spesa destinata ai figli rappresenta, in media, il 34% delle uscite mensili familiari. Quasi un terzo dei genitori destina alla prole tra il 40% e il 70% del proprio bilancio. In testa alla classifica delle voci che più incidono ci sono l’abbigliamento, gli accessori, i libri scolastici, l’attività sportiva, i pasti fuori casa, le spese mediche, lo svago e la mobilità. A sentire maggiormente il peso economico dell’avere un figlio sono i genitori under 30, i residenti nelle isole e le famiglie del ceto popolare.

Non stupisce guardando cifre e percentuali che i genitori si trovino costretti a fare rinunce per far quadrare i conti a fine mese: dalle vacanze alle cene al ristorante, dall’auto nuova al carrello della spesa più leggero con la “fuga” verso i discount, al rinivo di visite mediche private (nel 39% dei casi). Ma spesso sono anche i figli a dover limitare gli acquisti e non solo di beni superflui come le scarpe firmate o l’ultimo modello di smartphone, ma anche del corso di laurea desiderato o del viaggio di studio all’estero. Anche quando si parla di rinunce, per gli adulti o per i ragazzi, le famiglie più in sofferenza sono quelle giovani, quelle residenti nelle isole e ppartenenti ai ceti popolari.

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