«È come fare l’elettrocardiogramma della pianta. Ciascuna aritmia ha un segnale specifico e così ogni tipo di stress delle colture. Raccogliendo i dati, la nostra tecnologia capisce se c’è un problema dovuto all’irrigazione o a fitopatie e l’agricoltore può risolverlo», a spiegare questa nuova tecnologia è Matteo Beccatelli, chimico, ricercatore e ceo di Plantvoice, la società che ha fondato con il fratello imprenditore agricolo. La gestione dello stress, quello delle piante, è il nodo centrale della loro innovazione, brevettata nel 2022: «La nostra analisi dello stress aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie e quindi a ridurre l’uso di fitofarmaci del 20%. Si risparmia anche il 40% di acqua e il 20 di fertilizzanti».
Plantvoice è una delle startup che con le nuove tecnologie, unite all’IA, stanno cambiando profondamente il lavoro dell’agricoltore. Grazie a questo sistema è possibile raccogliere informazioni e monitorare le colture dal proprio smartphone, sincronizzare la produzione e la vendita, gestire al meglio le risorse. Si tratta, dunque, di uno strumento che può supportare il settore agricolo, investito da tutte le conseguenze del cambiamento climatico, come eventi atmosferici e stagioni sempre più imprevedibili, scarsità di risorse idriche. «Secondo la Fao, il 70% del consumo idrico mondiale dell’uomo è destinato all’agricoltura, ma le risorse si stanno riducendo e quindi è necessario sfruttarle in maniera più intelligente, evitando lo spreco e aumentando le rese», dice Beccatelli.
undefined - undefined
Tuttavia, nel breve termine, è difficile trasmettere questa urgenza ambientale a tutti gli imprenditori, che negli ultimi anni sono stati investiti anche dall’aumento dei costi energetici. «Per l'agricoltore la priorità è garantire una determinata qualità. Ad esempio, la mela deve essere di quel determinato colore e dimensione. Con la nostra tecnologia il coltivatore vede che ha una maggiore produttività, perché può ottenere frutti più grandi e conformi alle richieste del mercato, riducendo gli scarti. Ha un risparmio economico diretto di circa il 13% e nel frattempo fa bene all’ambiente».
Il sensore di Plantvoice, è grande come uno stuzzicadenti e viene installato facilmente all’interno della pianta. Oltre a vedere il flusso di linfa in tempo reale, riesce anche a determinarne la composizione, inviando i dati a un software di IA che li analizza attraverso algoritmi personalizzati e fornisce informazioni dettagliate. Realizzato con materiali biocompatibili e compostabili, il sensore resiste per un’intera stagione vegetativa, fungendo da sentinella per un dato appezzamento di terra. «Il dispositivo rileva i problemi molto prima che siano visibili all’agricoltore. Per esempio, i lamponi, coltivati in dei vasetti, risentono dell’interruzione di irrigazione già dopo circa un’ora, anche se all’esterno non si vede ancora una differenza», racconta. Allo stesso tempo, chi applica le tecnologie in agricoltura può raccogliere in maniera automatizzata i dati anche per il report di sostenibilità: «Grazie ai nostri sensori e la partnership con ESGMax per la parte software, il nostro sistema analizza i dati Esg da inserire nel rapporto», conclude. Oggi Plantvoice ha 15 clienti tra piccoli e grandi coltivatori di piante arboree, soprattutto frutta, olive e viti. La società benefit sta già lavorando per industrializzare il dispositivo: «Diamo uno strumento utile a mantenere vive le aziende, che preserva la biodiversità e i prodotti made in Italy, cambiando radicalmente l’approccio dell’agricoltore alla tecnologia».