Ci sono l’estensione degli ammortizzatori sociali e delle tutele alla maternità; l’introduzione sperimentale del salario minimo orario e un’ipotesi di reddito minimo garantito; la semplificazione del diritto del lavoro e il contratto d’inserimento a tutele crescenti. Il disegno di legge delega per la riforma del mercato del lavoro ora è finalmente nero su bianco, depositato al Senato. Assomiglia ancora molto a una lista dei desideri, più che a un progetto organico, in attesa che il Parlamento ne discuta, lo approvi e infine il governo lo trasformi, entro 6 mesi dall’approvazione, in decreti delegati, cioè in norme concrete e cogenti. La prima fondamentale "pietra", però, è stata posta.Nel testo, che ricalca quanto annunciato nelle scorse settimane, c’è però un primo parziale cambiamento di linea. Dopo che Avvenire aveva sollevato il caso e le conseguenti prese di posizione di associazioni ed esponenti politici, infatti, il governo ha per così dire "abolito l’abolizione" dello sgravio fiscale per il coniuge a carico. Anziché prevederne la cancellazione, come recitava la bozza, nel testo della delega si parla di «armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico». Il termine «armonizzazione» è per la verità piuttosto ambiguo e dunque non può dirsi scongiurato il pericolo di vedere negato uno dei pochi, se non l’unico, riconoscimento riservato alle famiglie nelle quali uno dei due coniugi si occupa a tempo pieno dell’educazione dei figli. Per lo meno, però, non si parla più di un’abolizione secca senza alternative per finanziare un tax credit a favore dell’occupazione femminile.La legge delega, composta di due capi e sei articoli, prevede che non sia più corrisposta la cassa integrazione «in caso di cessazione di attività aziendale o di un ramo» e che la cig sia concessa solo quando non è più possibile ridurre l’orario. I lavoratori dovranno impegnarsi per la comunità. Le imprese utilizzatrici dovranno poi contribuire maggiormente a finanziare la "cassa" mentre per le altre saranno ridotti gli oneri contributivi. La riforma intende poi riordinare le attuali tipologie contrattuali, con il varo di un testo organico di semplificazione delle regole. Prevista pure l’introduzione di contratti a «tutele crescenti» per «favorire l’inserimento» e la sperimentazione del compenso minimo orario per il lavoro subordinato «previa» però «consultazione delle parti sociali». Ancora, si prevede di ampliare l’Aspi (il sussidio di disoccupazione) estendendolo anche ai collaboratori (esclusi amministratori e sindaci) e la eventuale introduzione, una volta esaurita l’Aspi, di una prestazione priva di copertura figurativa versata sulla base dell’Isee (un primo abbozzo di reddito garantito). Impegno, infine, per la conciliazione tra lavoro e genitorialità.
Coniuge: sgravio non più abolito, «armonizzato». Parte l’iter della riforma (prevista pure l’estensione degli ammortizzatori). Il testo composto di 2 capi e 6 articoli. Ma sulla detrazione resta l’ambiguità.
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