Alle ultime battute il lavoro del governo sul decreto fiscale di venerdì prossimo sui tagli in busta paga, mentre il ministero dell’Economia ha inviato a Bruxelles la lettera nella quale annuncia formalmente che l’Italia ha rinviato di un anno, dal 2015 al 2016, il pareggio strutturale di bilancio. Matteo Renzi ieri ha incontrato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il commissario Carlo Cottarelli per definire le coperture degli sgravi Irpef. Presente anche il ministro Beatrice Lorenzin, segno che la Sanità sarà parte significativa della spending review. In serata il premier, ottimista, ha confidato a Twitter: «Giornata di lavoro su carte e documenti. Era dai tempi del liceo che non studiavo così tanto. Ma bene, molto bene. È proprio #lavoltabuona». E ha smentito che ci saranno tagli agli assegni familiari. Intanto il suo braccio destro Graziano Delrio ha messo altra carne al fuoco, annunciando che dopo gli sconti Irpef nelle buste paga di maggio, a giugno «nella delega fiscale dobbiamo prevedere un aiuto alle famiglie con figli a carico. Dobbiamo fare in modo che le famiglie siano tassate per il loro reddito reale e non potenziale».Intanto per il governo è una corsa contro il tempo. Il calendario prevede per domani, giovedì, il voto sul Def, appuntamento necessario per approvare la «deroga» al rientro del deficit contenuta nel documento e per varare venerdì il decreto fiscale. È un passaggio decisivo per approvare le misure ma anche per le sorti del governo, che dovrà passare sotto le forche caudine previste per questa eccezione all’articolo 81 della costituzione. Servirà infatti il voto a maggioranza assoluta delle due Camere e i numeri al Senato sono molto stretti. Superato questo scoglio e una volta avvertita Bruxelles, l’appuntamento è con il decreto taglia Irpef di venerdì, che dovrebbe riguardare anche i cosiddetti incapienti, ovvero coloro che guadagnano meno di 8mila euro l’anno e che invece della detrazione avranno un bonus. Ma dal tradizionale giro di audizioni sul Def in Parlamento arrivano dubbi sulla "manovra" taglia tasse in arrivo. In particolare dalla Banca d’Italia, che esprime preoccupazioni sulle coperture. Mentre l’Istat fa i conti dei benefici, fissando in 714 euro per le famiglie più povere lo sgravio medio annuo: un po’ meno dei mille promessi dal governo. L’Istat calcola che l’importo delle detrazioni scenda via via fino a 451 euro per le famiglie più "ricche". Il taglio del 10% dell’Irap riguarderà invece 620mila imprese, vale a dire il 72,2% (circa due su tre) delle società considerate. Questo a causa del fatto che c’è «un’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap». L’Istat ricorda tra l’altro il dramma delle disocupazione: quasi un milione di occupati in meno dal 2008 al 2013. Non a caso Bankitalia spiega che «per il progressivo riassorbimento della disoccupazione è necessaria una crescita robusta e duratura». Ma c’è un problema: «Nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review non sarebbero sufficienti a conseguire gli obiettivi programmatici» e tra questi proprio il taglio delle tasse. «Lo verificheremo», la riposta di Padoan in audizione. Gli obiettivi «sono cosa diversa dalla riduzione del cuneo», che è solo uno di essi.