In Italia una famiglia su quattro è in una situazione di "deprivazione" ovvero ha almeno tre dei nove indici di disagio economico come ad esempio non poter sostenere spese impreviste, arretrati nei pagamenti o un pasto proteico ogni due giorni. Lo si legge nel Rapporto Noi Italia dell'Istat secondo il quale l'indice è cresciuto dal 22,3% del 2011.Inoltre Italia lavorano solo 61 persone su 100 tra i 20 e i 64 anni un livello che è ancora di 14 punti inferiore al target europeo 2020 (75%). Nel 2012 per le donne occupate il dato sia ancora peggiore (solo il 50,5%). Peggio dell'Italia fanno solo Spagna (59,3%) e Grecia (55,3%). Nel 2012 il valore dell'indicatore in Italia (61%) è diminuito di due decimi di punto rispetto al 2011 e presenta uno squilibrio di genere molto forte (71,6% per gli uomini e appena il 50,5% per le donne). La riduzione dell'indicatore osservata nel 2012 è dovuta esclusivamente alla componente maschile (un punto percentuale in meno a fronte di un incremento di 0,6 punti tra le donne). La media europea nel 2012 per l'occupazione è al 68,5%. Nel 2012 il tasso di occupazione medio europeo delle persone tra 20 e 64 anni è inferiore di 6,5 punti percentuali al traguardo fissato per il 2020. Cinque Paesi (Svezia, Paesi Bassi, Germania, Austria e Danimarca) hanno già raggiunto e superato l'obiettivo stabilito per il 2020; ma sono ancora 16 i Paesi con valori dell'indicatore inferiori al 70%. L'Italia è uno dei Paesi con la percentuale più alta di disoccupazione di lunga durata, ovvero quella che dura da almeno 12 mesi (52,5% sul totale dei senza lavoro contro il 44,4% della media Ue). Ma nel nostro Paese la media è il risultato di situazioni molto differenti a livello territoriale con il 59,8% di disoccupazione di lunga durata nel Sud e il 37,6% nel Nord Est. E anche per l'occupazione il 61% tiene conto del 70,5% di occupazione del Nord Est e del 47,6% nel Sud. La situazione è ancora più difficile per le donne con appena il 34,3% delle donne del Sud tra i 20 e i 64 anni che ha un lavoro. Infine la pressione fiscale in Italia nel 2012 (44,1) è cresciuta di quasi tre punti rispetto al 2000 (era al 41,3%) ed è superiore di 3,6 punti percentuali rispetto a quella media dei Paesi dell'Ue27 (40,5% in calo dal 41% registrato nel 2000). Il dato italiano - scrive l'Istat - "è risultato complessivamente in linea con la media degli altri Paesi europei fino al 2005, mentre successivamente se ne è progressivamente distanziato, segnando valori più elevati". Con riferimento alle maggiori economie europee, nel 2012 la pressione fiscale in Germania e nel Regno Unito risulta inferiore alla media Ue27 (rispettivamente al 40,2% in calo dal 42,1% del 2000 e al 36,8% in calo dal 37,6% del 2000) mentre in Francia risulta significativamente sopra la media Ue27, attestandosi al 46,9% in rapporto al Pil. Al livello più alto di tassazione si trova la Danimarca con il 48,9% del Pil ma in calo rispetto al 50,1% del 2000. Segue il Belgio con il 47,3% in aumento dal 46,4% del 2000.