Allarme rosso per i consumi. "Le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l'offerta sia la domanda. La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l'intensità degli effetti sull'economia reale con gli indicatori congiunturali": lo rileva l'Istat nella nota mensile sull'andamento dell'economia italiana di marzo diffusi in ritardo proprio per la difficoltà di fare delle stime. La chiusura delle attività potrebbe generare una riduzione dei consumi nel nostro Paese tra il 4,1% e il 9,9% su base annua. La stessa riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto tra l'1,9% e il 4,5%.
"Allo scopo di misurare i possibili effetti economici della crisi, - si legge nella nota Istat - l'analisi strutturale che segue propone una simulazione della contrazione dei consumi legato alle attività economiche oggetto di chiusura ovvero di fatto limitate dalla riduzione dei comportamenti sociali quali turismo, carburanti e servizi di trasporto terrestri. Si propongono due scenari, il primo in cui la chiusura delle attività riguarderebbe solo i mesi di marzo e aprile; l'altro in cui la chiusura si estenderebbe fino a giugno. Nel primo caso la riduzione dei consumi sarebbe pari al 4,1% su base annua mentre nel secondo al 9,9%. La riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto dell'1,9% nel primo scenario e del 4,5% nel secondo". Al momento sono sospese le attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese esportatrici), con un'occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%).
Forte incremento degli acquisti di alimentari nella grande distribuzione e del commercio online in epoca di coronavirus. Secondo i dati diffusi dall'Istat, a febbraio l'aumento più significativo a livello tendenziale delle vendite è stato registrato dalla grande distribuzione, in crescita dell'8,4%, e quella che cresce con la maggiore intensità in questo segmento è la vendita dei beni alimentari salita del +9,9% rispetto a un anno prima. Quanto invece alle imprese operanti su piccole dimensioni il valore delle vendite è aumentato del 3,3%.Vola anche il commercio on-line cresciuto del 15,3%.
All'economia italiana occorreranno due anni per tornare ai livelli di Pil stimati fino a gennaio scorso, ossia ai livelli pre-Coronavirus secondo lo studio diffuso da Censis e Confcooperative, "Lo shock epocale: imprese e lavoro alla prova della lockdown economy", considerando una chiusura delle attività fino a maggio, con un ritorno alla normalità entro due mesi. Facendo un'ipotesi di impatto sul fatturato al 2021, lo scenario imputa allo shock Covid-19 "una mancata produzione di valore da parte delle imprese superiore ai 270 miliardi".