Il Pil italiano nel 2012 è diminuito in volume del 2,5%. Lo comunica l'Istat rivedendo il dato a ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima preliminare di marzo (-2,4%). L'Istituto ha anche corretto, questa volta al rialzo, la crescita registrata per il 2011, da +0,4% a +0,5%. Gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell'8,3% e i consumi finali nazionali del 3,8%. Le esportazioni di beni e servizi sono cresciute del 2% e le importazioni hanno registrato una flessione del 7,4%. Il valore aggiunto, a prezzi costanti, presenta cali in tutti i settori: -5,8% le costruzioni, -4,4% l'agricoltura, silvicoltura e pesca, -3,1% l'industria in senso stretto e -1,7% i servizi. Quanto alla pressione fiscale l'Istat conferma come nel 2012 sia salita al 44% del Pil. Invariato rispetto a marzo risulta anche il debito, al 127% del Pil.Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie italiane ha registrato un calo del 4,7%. Si tratta si tratta del peggior calo dal 1990, inizio della serie storica. Nel dettaglio, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è sceso in termini correnti del 2%; mentre la propensione al risparmio è diminuita all'8,4% dall'8,8% del 2011.