Il commercio continua a dare segnali di
sofferenza. Le vendite al dettaglio restano ferme a giugno,
primo mese di disponibilità in busta paga del bonus da 80
euro. L'indice calcolato dall'Istat registra dunque una
crescita zero su base mensile per un calo tendenziale del 2,6%.
Nella media del trimestre aprile-giugno 2014, l'indice mostra
una flessione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.
I dati Istat, per Confcommercio, confermano che "le misure
prese fino ad oggi non hanno prodotto gli effetti sperati sui
consumi e non sono state idonee a sostenere la fiducia delle
famiglie, in calo anche ad agosto". Confesercenti aggiunge un
dato preoccupante: "Ancora un semestre molto negativo, da cui
il commercio esce con le ossa rotte.
Nei primi 6 mesi del 2014, stimiamo che il settore nel suo complesso abbia perduto circa 2,2 miliardi di euro di fatturato. E per le imprese commerciali è sempre più difficile sopravvivere: tanto che, ormai,
un'attività del commercio su quattro vive meno di tre anni".
Anche per le associazioni dei consumatori i numeri sono
preoccupanti. "La forte contrazione dei consumi rilevata
dall'Istat", che "rappresenta l'ennesimo dato negativo nella
lunga lista dei pessimi indicatori sulla situazione economica
del nostro Paese" è "impressionante", commentano Adusbef e
Federconsumatori. Tale contrazione del mercato "non fa altro
che alimentare la grave crisi sul versante della produzione e,
quindi, dell'occupazione, accrescendo così le difficoltà e le
preoccupazioni delle famiglie". Per il Codacons i dati Istat
"dimostrano come il bonus da 80 euro introdotto in busta paga
dal Governo Renzi si sia rivelato un clamoroso flop".
Brutte notizie anche sul fronte delle retribuzioni
contrattuali, che sono rimaste invariate su base mensile a
luglio per un incremento trendenziale dell'1,1%. Si tratta
della crescita annua più bassa dal 1982, data di inizio delle
serie storiche ricostruite. In calo la fiducia delle imprese ad agosto, dopo il balzo di luglio, completamente cancellato, che aveva portato
l'indicatore sui massimi da tre anni. In particolare, l'indice
calcolato dall'Istat, si attesta a 88,2 da 90,8 del mese
precedente. Il calo dell'indice complessivo, spiega l'istituto
di statistica, è dovuto al peggioramento della fiducia delle
imprese di tutti i settori, manifatturiero, dei servizi di
mercato, delle costruzioni e del commercio al dettaglio.