«È stato un blitz in piena regola. Così si rischia seriamente di arrivare alla progressiva scomparsa dal sistema bancario italiano di quei soggetti che, al contrario dei grandi istituti nazionali e internazionali, negli anni di crisi hanno mantenuto aperti i rubinetti del credito per famiglie e imprese». Secondo Sebastiano Barbanti, deputato di M5S e componente della commissione Finanze alla Camera, la riforma delle banche popolari, approvata nell’ultimo Consiglio dei ministri, rischia di produrre «danni devastanti sull’economia reale del Paese».
Onorevole, qual è l’aspetto più negativo del provvedimento?Anzitutto c’è una contraddizione di fondo. Perché da una parte si utilizza lo strumento del decreto legge come se fosse una misura necessaria e urgente, mentre dall’altra si concedono 18 mesi per effettuare la trasformazione in Spa. Fatta questa premessa, la riforma ha ben poco di logico e di condivisibile. Non è possibile poi che una riforma così epocale sia effettuata scavalcando a piè pari il Parlamento. Sono da censurare anche i proclami, dagli esiti "borsistici" scontati, dello scorso week-end. Il governo dovrebbe essere indagato per aggiotaggio. Nessuno mi toglie dalla testa che molti speculatori si siano arricchiti profumatamente negli ultimi giorni.
Saranno penalizzati anche gli azionisti?Questo atto disdicevole del governo comporterà un cambiamento unilaterale nel rapporto di diritto tra la banca e i suoi azionisti. Inoltre, le quote degli azionisti delle banche popolari rischiano di perdere valore. I punti oscuri della riforma sono tantissimi. È ancora ignoto, ad esempio, il motivo per cui sia stata scelta la cifra limite di 8 miliardi di attivi al di sopra della quale è obbligatorio il passaggio alla forma societaria. Ma soprattutto non è ben chiaro cosa accadrà alle banche che oltrepasseranno (per il naturale sviluppo del business) e scenderanno successivamente al di sotto di tale soglia. È un caos preoccupante.
Le Popolari saranno costrette a snaturarsi?Quelle che vorranno evitare di diventare Spa si guarderanno bene dal sorpassare la soglia di 8 miliardi, congelando le attività a scapito della crescita dimensionale. Il tetto imposto potrebbe provocare anche una riduzione dell’erogazione del credito.
Ora la palla passerà al Parlamento. Come si può migliorare la riforma? E quale atteggiamento assumerà M5S?Questo testo non deve essere migliorato in alcun modo, va semplicemente buttato nel cestino. Perché si tratta di preservare una forma di "biodiversità" del sistema creditizio nazionale. Noi, comunque, daremo battaglia in Aula a colpi di emendamenti. Siamo disponibili a fare fronte comune con tutte le forze politiche: da Forza Italia alla Lega. Speriamo che anche un partito di maggioranza come Ncd sia pronto a mettere sul piatto le sue poltrone in Parlamento pur di tutelare le banche popolari.