mercoledì 4 agosto 2010
Sul mercato di Chicago quotazioni cresciute del 50% in un solo mese Ma i molini rassicurano: in Italia situazione calma.
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La lunga estate calda dei mercati mondiali del grano sta bruciando ogni record, facendo impennare i listini e gettando scompiglio lungo la filiera. All’origine di tutto, sono davvero la siccità e gli incendi che in Russia – uno dei principali granai del mondo – hanno distrutto quasi 10 milioni di ettari e fatto salire i prezzi del 50% in un mese. Due fenomeni – evidenziati ieri anche dal Financial Times – che ovviamente hanno subito fatto sentire i loro effetti ovunque. Alla chiusura del Chicago board of trade, ha rilevato Coldiretti, il prezzo del grano ha registrato un balzo verso l’alto del 4% in un solo giorno, raggiungendo i 7,3 dollari per bushel (0,21 euro al chilo). Mentre secondo l’Ismea (l’Istituto che segue i mercati agricoli), il mercato nazionale del frumento ha mostrato negli ultimi tre mesi una inversione di tendenza, dopo il costante calo delle quotazioni all’origine a partire da aprile 2008. In particolare, il prezzo medio del frumento duro italiano da maggio è salito fino a raggiungere in luglio 169,74 euro alla tonnellata: l’8,5% in più rispetto al mese precedente.Ma i balzi in avanti dei prezzi non devono ingannare. Sempre l’Ismea, infatti, fa rilevare come i prezzi siano ancora del 25% più bassi rispetto a quelli dello stesso periodo del 2009. Caso diverso però per il grano duro, che, rispetto a 12 mesi fa è cresciuto del 10,8%. A creare preoccupazioni tuttavia, sono due fattori: le previsioni che parlano di calo del raccolto e il pericolo di un ritorno delle speculazioni. Gli ultimi dati disponibili – riferiti a luglio – stimano una flessione complessiva dell’offerta mondiale di frumento pari al 3,8% sul 2009. A raccogliere meno grano sono tutti i grandi: Russia (-19%), Ucraina (-11,5%) e Canada (-23%). Quanto all’Italia, le stime indicano per il frumento tenero una leggera contrazione e un aumento per quelli di duro. È allarme rosso anche per le speculazioni. «Il grano – spiega l’Italmopa (l’associazione degli Industriali Mugnai) –, si sta oggettivamente rivalutando dopo due anni di crolli, ma il fenomeno riguarda soprattutto il frumento tenero». L’associazione dei mugnai, quindi, getta acqua sul fuoco e spiega come la situazione non sia «particolarmente allarmistica». A preoccupare i molini è quindi l’effetto psicologico dei mercati. Mentre l’Unipi (Unione industriali pastai italiani), aggiunge che «il caro-grano è agli inizi». Anche gli industriali però tranquillizzano: niente effetti sul prezzo della pasta. Per ora. Intanto, Confagricoltura, respingendo ogni accusa di speculazione, il prezzo di vendita del grano duro «non copre i costi di produzione».
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