Il presidente dell'Inapp Sebastiano Fadda - Archivio
Invecchiare oggi in Italia rispetto a 20 anni fa vuol dire maggior occupazione (+11%), autonomia e indipendenza (+3,3%), miglior prospettiva di salute (+9,1%), rischio povertà più contenuto (-7,6%). Ma vuol dire anche essere uno dei riferimenti principali per il sistema di welfare “informale”, sia nella cura di nipoti o altri bambini (+4,3% rispetto al 2010), sia nella cura di altri anziani, o persone in condizioni di disabilità. È quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’attuazione del Piano di azione internazionale di Madrid sull'invecchiamento, realizzato dall’Inapp-Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche nell’ambito del supporto tecnico-scientifico fornito al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e sarà presentato in occasione della Conferenza ministeriale della United nations economic commission for Europe (Unece) sull’invecchiamento, in programma a Roma dal 15 al 17 giugno.
«In tale contesto – ha affermato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp - una delle priorità di intervento per il prossimo futuro è rappresentata dalla questione di genere. Le diseguaglianze di genere continuano infatti a presentarsi nel contesto delle trasformazioni dei modelli e delle dimensioni familiari, nelle relazioni di coppia e negli stessi servizi di cura. ll rapporto tra le generazioni e la struttura demografica influenzano i modelli culturali, nonché le trasformazioni del lavoro e dei processi di sviluppo della vita sociale. Inoltre, risulta evidente la necessità di coordinare e integrare tutte le politiche per l’invecchiamento, nelle diverse funzioni e nei diversi ambiti di intervento, in modo da favorire la realizzazione di azioni coerenti con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile».