lunedì 8 ottobre 2012
​Immobili non commerciali: il Consiglio di Stato boccia il regolamento ministeriale. Il giurista Francesco Marini: «Interpretazione restrittiva».
CHIESA E TASSE, VAI AL DOSSIER >>
COMMENTA E CONDIVIDI
Come nel Gioco dell’oca, si torna alla partenza. Il Consiglio di Stato ha espresso il suo parere, non vincolante ma troppo autorevole per poter essere ignorato. Il regolamento sull’Imu delle organizzazioni non profit e religiose è illegittimo, perché va oltre le competenze di un semplice regolamento ministeriale.Materia complessa, quindi un passo indietro.Il nodo riguarda gli immobili del non profit, della Chiesa cattolica e delle altre religioni che hanno intese con lo Stato Italiano. Se sono adibiti ad attività commerciali, devono pagare l’Imu; se non lo sono, non devono pagare. Fin qui nessun dubbio né alcun bisogno di regolamenti attuativi, basta la norma. Ma se l’immobile svolge solo in parte attività commerciale? Nessun dubbio quando la parte è chiaramente identificabile. Ma se non lo è? E se l’utilizzo è misto? Per capirci, la questione può riguardare istituti d’istruzione, attività ricettive, sanitarie, sportive... In questi casi, può non essere facile individuare la parte da sottoporre all’imposta. Di qui il regolamento messo a punto dal ministero per disciplinare la materia. E, non da ultimo, per rispondere ai dubbi, sollevati in ambito europeo, se l’esenzione della vecchia Ici potesse configurarsi come aiuto di Stato.«Il Consiglio di Stato – spiega Francesco Saverio Marini, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Tor Vergata a Roma – ha ritenuto illegittima una parte del regolamento: avrebbe dovuto limitarsi alle procedure e alle modalità; invece è andato oltre i suoi poteri. E questo, dicono i giudici, è possibile solo con un’espressa autorizzazione legislativa». Il Consiglio di Stato, sia chiaro, non entra nel merito degli argomenti. Non contesta la sostanza del regolamento. Ma nega il potere del regolamento di occuparsi di tutte le questioni di cui si occupa. «Quella del Consiglio di Stato – precisa Marini – è un’interpretazione. Autorevole, ma pur sempre discutibile». Il governo potrebbe dunque ignorarla? «In via teorica sì, in via pratica è impensabile. Di sicuro però era possibile anche un’interpretazione diversa, meno rigida e restrittiva». Magari sarebbe stata anche augurabile... «In effetti il regolamento era del tutto soddisfacente. Eliminava dubbi. Metteva ordine». E adesso? «Adesso – allarga idealmente le braccia Marini – si torna indietro. Ripeto: il Consiglio di Stato non esprime un parere negativo sul merito, ma afferma che il regolamento è andato oltre i suoi poteri».Adesso, assai concretamente, le strade sono due. Una nuova legge che assorba in sé le parti ieri affidate al regolamento in modo – secondo i giudici – indebito. Oppure la stessa legge, che però affidi in modo formale ed esplicito al regolamento il compito di mettere ordine in una casistica oggettivamente complessa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: