giovedì 28 marzo 2013
​Per la prima volta si è parlato ufficialmente di un passo indietro della famiglia Riva dall'assetto del Gruppo. Ferrante: «Con il nuovo amministratore delegato, pronti a dare un assetto societario diverso per il rilancio»
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Che qualcosa di grosso stesse accadendo, era nell’aria. La conferma è arrivata ieri mattina, guardando le prime file, durante il precetto pasquale che l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, ha celebrato all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto. Nessun membro della grande famiglia Riva (il patron Emilio ed i figli Fabio e Nicola sono da mesi ai domiciliari, ndr), proprietaria con la Riva Fire dell’87% dell’Ilva, rappresentava il gruppo in questa circostanza istituzionale. Poi l’annuncio, giunto per bocca del presidente del siderurgico, Bruno Ferrante, durante il tradizionale discorso tenuto prima delle feste agli operai della fabbrica. L’Ilva proverà a risollevarsi affidandosi ad un nuovo amministratore delegato, Enrico Bondi. E per la prima volta si è parlato ufficialmente di un ridimensionato del ruolo della famiglia Riva nell’assetto societario del gruppo, che finora era stato guidato a conduzione familiare. «Questo è un momento importante e delicato in cui si delinea il futuro dell’azienda e della società – ha spiegato ai dipendenti Ferrante – e la volontà dell’azienda è quella di investire ed andare avanti. L’obiettivo è rendere Ilva assolutamente indipendente ed autonoma rispetto a Riva Fire. Daremo a questa società una struttura nuova. Ci sarò io come presidente, ma mi affiancherà un professionista esterno di larga fama come il dottor Enrico Bondi che si è occupato di ristrutturazioni di tantissime aziende importanti (tra cui Lucchini e Parmalat, ndr)». Bondi, ha già al momento un contratto di consulenza con l’Ilva. Un contratto, ha sottolineato Ferrante, che gli ha permesso di entrare «nei meccanismi aziendali» e che gli permetterà di entrare poi «come amministratore, dopo l’approvazione del bilancio, che avverrà nella metà del mese di aprile». Il presidente del siderurgico ha sottolineato inoltre ai propri lavoratori che «Ilva dovrà restare Ilva, con la sua capacità rappresentata da voi, capacità di fare impresa e lavoro, capacità di sostenere gli investimenti. Il Consiglio di amministrazione sarà  rinnovato ed aperto anche a professionalità esterne». Da indiscrezioni trapela che già qualche mese fa, quando era ancora impegnato con il governo tecnico di Monti, l’ottantenne Bondi era stato contattato dal gruppo Riva. Oggi è arrivata l’intesa con cui l’Ilva spera di lasciarsi alle spalle un periodo nero che, almeno fino al 9 aprile, data in cui la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’incostituzionalità della legge 421, non potrà dirsi concluso.
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