Il governo sta studiando una soluzione che eviti a 1.400 dipendenti del gruppo Riva di perdere il lavoro, dopo lo stop degli impianti di sette stabilimenti a seguito di un sequestro di beni per 1 miliardo nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale nel sito Ilva di Taranto. I sindacati annunciano una mobilitazione per lunedì. E dal mondo politico arrivano reazioni di segno opposto: dal centrodestra si punta il dito contro la magistratura (lo fa Maurizio Gasparri, Pdl), mentre da sinistra si insiste sull’«estromissione della famiglia Riva dalla gestione di tutte le società del gruppo», come chiede Nichi Vendola (Sel).Il premier Enrico Letta promette «provvedimenti concreti» e garantisce che i lavoratori non saranno lasciati soli. Al momento l’unica cosa certa è che l’esecutivo ha garantito ai sindacati i fondi per mettere i lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Si studia, anche se è difficilmente percorribile, l’ipotesi di commissariamento degli impianti, suggerita dalla Fiom. «Vorremmo trovare una soluzione che salvaguardi la decisione dei giudici e, contemporaneamente, non blocchi l’attività produttiva», ha Zanonato, al termine di un incontro avvenuto a Palazzo Chigi. «Il commissariamento – ha proseguito il ministro – è un’ipotesi, ma dovremo studiarla a fondo poiché si tratta di un procedimento complesso». Gli ambiti da tutelare sono, secondo Zanonato, tre: «La figura dei lavoratori, l’attività industriale, che è importante per la produzione di acciaio del nostro Paese, e l’interesse giuridico che riguarda i beni confiscati». Il ministro ha poi annunciato che l’azienda chiederà la cig ordinaria in un incontro previsto giovedì al ministero del Lavoro, mentre un altro incontro a Palazzo Chigi è in programma per lunedì con Bruno Ferrante, rappresentante della Riva Forni elettrici, per discutere nuovamente le possibili soluzioni. Intanto il sottosegretario Claudio De Vincenti fa sapere che il governo ritiene che la produzione debba «ripartire al più presto».L’azienda precisa che «non si è trattato di una "scelta" aziendale, bensì di un atto dovuto, cioè della tempestiva esecuzione del provvedimento del gip che, ordinando il sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli impianti e dei saldi attivi di conto corrente». L’obbligo era di mettere in sicurezza gli impianti. E la Riva, infine, assicura piena collaborazione con le istituzioni, visto l’impatto sociale della fermata. I sindacati di categoria Fim-Cisl, Fiom e Uilm parlano, però, di «inaccettabile ricatto» contro il quale lunedì i lavoratori delle aziende messi in libertà «si mobiliteranno in difesa del proprio posto di lavoro». Ancor più pesante l’intervento di Raffaele Bonanni, che parla di «ignobile ritorsione». Per il leader Cisl la situazione «è il simbolo dello sfascio imperante nel nostro paese». Chiede al governo «un provvedimento che, molto rapidamente, permetta la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti» il segretario della Cgil Susanna Camusso, che ha parlato davanti allo stabilimento di Cerveno (Brescia), una delle aziende del gruppo chiuse. «Siamo pronti a fare tutto il necessario per assicurare reddito e futuro a queste persone in grave difficoltà», assicura il ministro del Lavoro Enrico Giovannini.Sulla vicenda intervengono anche i governatori delle Regioni interessate. Oltre a Vendola, presidente della Puglia, che chiede l’intervento della mano pubblica, il piemontese Roberto Cota (Lega) che invoca l’intervento diretto del presidente del Consiglio Letta e Claudio Burlando (governatore pd della Liguria) comunica di aver chiesto un incontro con Enrico Bondi (commissario Ilva). Si attiva anche Roberto Maroni (Lombardia) «per fare in modo che sia scongiurata la chiusura degli stabilimenti e vengano riaperti immediatamente gli impianti». Il veneto Luca Zaia parla di «quadro devastante».