Sull’Ilva siamo ancora al nulla di fatto. Il decreto per salvare la grande acciaieria di Taranto slitta e non sarà oggi al Consiglio dei ministri. Mentre Vitaliano Esposito, garante dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), preme sul governo perché provveda al commissariamento. L’azienda – scrive in una lettera ad Enrico Letta – è una «nave senza nocchieri in gran tempesta». Ma sull’ipotesi del commissario per ora il governo non ha deciso. La situazione di stallo è emersa dopo un incontro di ieri pomeriggio con le parti sociali. L’esecutivo è ancora alla ricerca di uno strumento per assicurare il risanamento ambientale e la continuità produttiva dell’Ilva, ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, al termine del vertice con i ministri dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, dell’Ambiente Andrea Orlando, del Lavoro Enrico Giovannini e con i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, presente anche il governatore della Puglia Nichi Vendola. Nei giorni scorsi la magistratura di Taranto ha sequestrato 8 miliardi di euro alla famiglia Riva, che controlla l’azienda, e l’intero Cda ha annunciato le dimissioni. Zanonato aveva detto mercoledì che l’ipotesi su cui sta lavorando il governo è quella del commissariamento e ieri Orlando ha confermato questo orientamento. Ma la maggioranza è divisa. Il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Pdl), avverte che «il commissariamento in conseguenza di meri provvedimenti cautelari della procura costituirebbe un terribile precedente». «Al tavolo è emersa un’unità di intenti volta ad assicurare risanamento ambientale e continuità produttiva», ha spiegato Patroni Griffi al termine della riunione, ma senza accennare all’opzione del commissario. «Il governo è impegnato ad individuare lo strumento più efficace per conseguire questi due obiettivi nel rispetto delle decisioni della magistratura», ha proseguito il sottosegretario.Il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra invita il governo ad individuare una soluzione in fretta, perché all’Ilva la situazione «è solo di calma apparente e può esplodere da un momento all’altro». L’esecutivo si è impegnato a decidere prima del 5 giugno, giorno in cui è stata convocata l’assemblea dell’Ilva. Nella lettera al governo il garante dell’Aia motiva la proposta del commissario alla luce delle dimissioni dai loro incarichi da parte di 34 fra tecnici, ingegneri capi e dirigenti dello stabilimento.