martedì 29 dicembre 2020
La forte crescita delle auto elettriche (+155% in Italia nel 2020) apre in prospettiva un problema non da poco. La Commissione Europea pensa a un nuovo regolamento
Smaltimento delle batterie, la prossima sfida dei produttori
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La mobilità elettrica cresce rapidamente, anche se - almeno in Italia - rappresenta ancora solo una nicchia di mercato (meno del 3%). Ma l’accelerazione delle immatricolazioni delle auto con questo tipo di propulsione apre in prospettiva un problema per ora rimandato ma che diventerà presto d'attualità quando inizierà la rottamazione per fine vita delle prime vetture elettriche. Il 2020 delle BEV, acronimo che contraddistingue le vetture che si muovono al 100% senza motore termico, è stato esaltante: chiuderanno l'anno con circa 30mila nuove immatricolazioni, che rappresentano un incremento del +155% rispetto al 2019, dovuto alla trasformazione green del settore automotive. Ciò crea già da tempo una domanda esponenziale di batterie al litio, e in prospettiva una conseguente necessità di smaltimento e recupero delle stesse.

Per comprendere la portata di ciò di cui stiamo parlando, bastano i numeri. Solo in Europa sono state annunciate 15 Gigafactories per la produzione di accumulatori al litio entro il 2025, sufficienti ad equipaggiare 6 milioni di veicoli. E Erion Energy, il Consorzio del Sistema Erion dedicato ai Rifiuti di Pile e Accumulatori, stima che se nel 2030 dovessimo riciclare tutte le batterie del parco di autovetture elettriche immesse sul mercato fino al 2020, dovremmo attrezzarci per la raccolta e il trattamento di circa 28.000 tonnellate di rifiuti, pari al peso di due Torre di Pisa. Nei prossimi anni comunque, secondo gli analisti la richiesta crescerà di 14 volte rispetto al 2018 e si prevede che, entro il 2030, il 17% di questa potrebbe arrivare dall'Europa: efficienza delle risorse, approvvigionamento sostenibile delle materie prime e riciclo responsabile sono le sfide da vincere.

La questione coinvolge e coinvolgerà, soprattutto i produttori di batterie che, da normativa, sono responsabili per l’intero ciclo di vita del prodotto, compreso il post-consumo (Direttiva 2006/66/CE, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 188/2008). A questo proposito, la Commissione Europea, nell’ambito del Circular Economy Action Plan, ha presentato la proposta di un nuovo Regolamento che, oltre a mantenere i principi e le responsabilità dei produttori, prevede l'introduzione di standard minimi obbligatori di sostenibilità e sicurezza per tutte le batterie immesse sul mercato europeo. Tra gli obiettivi primari c'è quello di evitare, o minimizzare, l’utilizzo di sostanze inquinanti privilegiando l'impiego di materiali riciclati per la fabbricazione delle nuove celle.

Orion Energy stima che da qui al 2030, litio e cobalto serviranno rispettivamente in misura 80 e 50 volte superiore rispetto all'uso attuale, un dato significativo se si considera l’attuale dipendenza dell’Europa da Paesi terzi. La buona notizia è che sono materiali riciclabili a patto che si sviluppi una filiera nazionale ed Europea in chiave circolare per il riciclo e il riutilizzo delle batterie. "I vantaggi di una corretta gestione delle batterie sono rappresentati dalla conservazione delle risorse, ma anche da un aspetto di prevenzione. Un trattamento idoneo permette di evitare l’emissione nell’ambiente di sostanze pericolose – afferma Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Energy –. Il litio è molto reattivo all’aria e all’acqua poiché entrando in contatto con l’ossigeno genera prodotti tossici e come altri metalli è altamente infiammabile e a rischio esplosione. Alla luce di questo è fondamentale farci trovare pronti e preparati al cambiamento che coinvolgerà tutti gli attori: dall’industria, agli Stati, dalla ricerca agli addetti ai lavori del settore del riciclo".

"La sfida non è banale - continua Bonato – sia perché una corretta gestione del riciclo e riuso delle batterie, intesa come la possibilità di dare una seconda vita alle celle al litio secondo i principi dell’economia circolare, necessita di un livello industriale che al momento l'Italia non ha (attualmente le batterie al litio finiscono per lo più in Germania, che comunque resta ancora molto lontana da Paesi come la Cina che da anni hanno investito in circuiti di recupero volti alla massimizzazione delle materie prime seconde), sia perché l'odierno sistema ha costi elevati, che solo un forte investimento sul fronte tecnologico potrà abbattere".

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