venerdì 2 dicembre 2016
Con le approssimazioni è bastata una revisione di 159 milioni, su 392.144 totali, per consentire di parlare di crescita dell'1% invece che dello 0,9%.
Cash register, Dean Hockman via Flickr https://flic.kr/p/CEfsaR

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L’Istat ha rifatto i calcoli sul Prodotto interno lordo del terzo trimestre del 2016 e sono spuntati 159 milioni di euro in più che non fanno una grande differenza a livello assoluto ma portano la crescita dell’economia italiana oltre la dimensione dello “zero virgola”. Il ricalcolo è ordinaria amministrazione: dopo quindici giorni dalla prima stima preliminare l’istuto di statistica aggiorna il dato con più elementi a disposizione.



Gli effetti della revisione del Pil

Questa revisione, pubblicata ieri, ha portato a una piccola accelerazione. Il Pil italiano del periodo giugno-settembre è stato di 392.303 milioni di euro, 159 milioni in più dei 392.144 euro indicati a metà novembre. È una differenza minima, inferiore al mezzo decimo di punto percentuale, ma visto che nello stesso tempo il Pil del terzo trimestre del 2015 è stato rivisto a 388.466 milioni di euro, 18 milioni in meno della stima precedente, ecco che il gioco degli arrotondamenti permette il salto della crescita. Così se il +0,942% della stima del Pil di metà novembre era stato approssimato a un +0,9%, il +0,988% della revisione di ieri ci fa arrivare al +1%. Un po’ come avviene per i prezzi sugli scaffali supermercati, dove 9 euro e 99 centesimi possono sembrare molto meno di 10 euro tondi, anche l’immagine della crescita italiana ne esce rafforzata.

Cambiano anche le prospettive per l’intero anno, dal momento che per effetto delle revisioni il Pil accumulato nei primi nove sale di 872 milioni di euro, a quota 1.174,6 miliardi, e così la crescita acquisita dall’inizio dell’anno sale dallo 0,8% indicato nelle stime preliminari al +0,9%. Insomma: un piccolo passo “reale” per la crescita italiana, che comunque ha accelerato e in valore (al netto di inflazione e stagionalità) ha chiuso il migliore trimestre dal 2012, ma un grande passo statistico, dato che si può tornare a parlare di crescita annua dall’1% per la prima volta dal 2011 (in realtà ne avremo potuto parlare anche alla fine del primo trimestre di quest’anno, ma lo abbiamo scoperto solo con la revisione di ieri, in cui l’Istat ha corretto anche il dato annuale dei primi tre mesi dell’anno dal +0,9 a +1%).

Il presidente del Consiglio durante 'Matteo risponde' del 1° dicembre

Il presidente del Consiglio durante "Matteo risponde" del 1° dicembre - Tiberio Barchielli


La soddisfazione del governo

È chiaro che il risultato di queste correzioni e arrotondamenti che arrivano a pochi giorni dal referendum è un bel colpo di fortuna per il governo. Matteo Renzi ha esultato su Facebook. «Istat ha ufficializzato che, per la prima volta dopo anni, la crescita negli ultimi 12 mesi ha raggiunto il più 1%. Un grande risultato, certo, ma non siamo soddisfatti: vogliamo fare di più» ha scritto il presidente del Consiglio sul suo profilo nel social network, approfittandone per attaccare i predecessori e promettere un taglio alla burocrazia: «Il governo tecnico-tecnocratico nel 2012 ci aveva lasciato a un Pil del -2,3%. Adesso la macchina si è rimessa in moto. Ma pensate a quello che potremmo fare se avessimo un sistema meno burocratico. Se fossimo un Paese con meno burocrazia; se pensassimo più a correre che a ricorrere ai Tar, alle Corti, ai Tribunali; se avessimo meno politici e più buona politica: che paese straordinario potremmo essere!».


Il confronto internazionale

Nel confronto internazionale l’Italia conferma i suoi limiti anche dopo questa revisione. Nello stesso trimestre in Germania la crescita annua è stata dell’1,7%, in Francia dell’1,1%. Anche quel sorpasso a livello di trimestre rivendicato dal governo quindici giorni fa ha resistito per un pelo. Siamo cresciuti dello 0,3%, e non dello 0,2% come Francia e Germania, per soli 18 milioni di euro, che hanno permesso di arrivare a un +0,254%, arrotondato a +0,3%, invece che a +0,249%, che ci avrebbe rimandato al +0,2%. Non è con gli "zero virgola" di un indicatore imperfetto come il Pil che si può ragionare sullo stato di salute di un paese, ma in questo caso sono stati davvero i piccoli dettagli a rendere significativamente migliore lo scenario dei mesi passati.

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