martedì 22 febbraio 2022
Le cooperative energetiche vendono energia ai loro stessi soci, che condividono gli utili a fini mutualistici Ma con le regole dal decreto Sostegni Ter nel 2022 quel denaro sarà prelevato dallo Stato
Una centrale idroelettrica italiana

Una centrale idroelettrica italiana

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La tassazione degli extra-profitti delle società dell’energia colpisce anche chi di profitti non ne fa proprio. È Confcooperative consumo e utenza a evidenziare uno degli imprevisti effetti negativi del più controverso degli articoli del decreto Sostegni Ter approvato dal governo lo scorso 27 gennaio. L’articolo è il 16, quello che introduce per il 2022 un “meccanismo di compensazione a due vie” sul prezzo dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici incentivati ma anche da quelli solari, idroelettrici, geotermici ed eolici che non incassano incentivi. È uno dei provvedimenti introdotti per raccogliere risorse per ridurre il prezzo delle bollette per famiglie e imprese.

Secondo le nuove regole, chi gestisce impianti rinnovabili di potenza superiore ai 20 kW per quest’anno sarà sostanzialmente escluso dalle variazioni del prezzo di mercato. Il Gestore dei servizi elettrici (Gse) provvederà a calcolare la differenza tra i prezzi di mercato attuali e il prezzo medio a cui ogni gestore ha venduto elettricità dall’avvio dell’impianto fino alla fine del 2021. Se i prezzi attuali saranno inferiori alla media storica, il Gse gli verserà la differenza. Se invece i prezzi di quest’anno saranno superiori alla media degli anni passati sarà il gestore a dovere versare la differenza al Gse.

È chiaro che per quasi tutti i gestori degli impianti il caso reale sarà il secondo: il prezzo dell’elettricità si è impennato dalla fine del 2021. Nel decennio passato il prezzo medio sul mercato elettrico italiano è stato sui 51 euro per Mwh, ora siamo sopra i 180 euro. I gestori degli impianti dovranno così versare allo Stato, tramite un meccanismo che l’Autorità dell’energia elettrica sta definendo, tutti gli extra-profitti di quest’anno per una cifra complessiva che, secondo le stime, può superare i 20 miliardi di euro.

La norma è già controversa di per sé, perché penalizza proprio i produttori di energia rinnovabile in prima linea nella transizione energetica al centro della strategia dell’Italia e dell’Europa. Ma lo è ancora di più per le cooperative energetiche, attive da decenni nella produzione di energia rinnovabile rivenduta ai propri soci. Anche i soci delle cooperative quest’anno subiscono i rincari del-l’elettricità, perché in genere i contratti usati dalle coop replicano quelli del mercato tutelato. Ma i soldi i clienti-soci versano torneranno indietro grazie al meccanismo mutualistico tipico delle cooperative. «Nel nostro caso gli extra-profitti non ci sono, perché chi paga le bollette è socio della cooperativa che gli vende elettricità. Il balzo del prezzo delle quotazioni dell’energia fa salire gli incassi, ma questi profitti sono accantonati nel tempo, oppure investiti sulle infrastrutture o restituiti ai soci come sconti il prossimo anno. Non sono utili divisibili» spiega Roberto Savini, presidente di Confcooperative consumo e utenza.


Per le cooperative energetiche italiane,
circa una cinquantina, il dl Sostegni Ter
ha un effetto paradossale. Perché si porta via il denaro
condiviso dai soci attraverso lo scambio mutualistico.

Per le cooperative energetiche italiane, circa una cinquantina, il dl Sostegni Ter ha un effetto paradossale. Perché si porta via il denaro condiviso dai soci attraverso lo scambio mutualistico. Le coop energetiche potrebbero provare a evitare di generare “extraprofitto”, scontando le bollette già quest’anno, ma è tecnicamente complicato. In genere queste cooperative chiudono il bilancio dell’anno, calcolano quanto utile hanno generato per poi decidere che uso farne: accantonamenti, investimenti, storni. Sempre a beneficio dei soci-clienti. Quest’anno l’utile sarà abbondante, ma sarà prelevato dal Gse. Una prima stima, spiega Savini, parla di una prelievo nell’ordine di 4-5 milioni di euro che subirà quest’anno ogni cooperativa.

«È paradossale, secondo noi è una svista del legislatore, non ce lo spieghiamo altrimenti » aggiunge il presidente di Confcooperative consumo e utenza, che ha già avviato il dialogo per ottenere un’esclusione delle coop dalle nuove regole. Il decreto infatti deve essere ancora convertito in legge (c’è tempo fino alla fine di marzo). Una sua correzione per non tassare gli extra-profitti di chi non li fa è ancora possibile.

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