È stata senza alcun dubbio il mezzo di trasporto che ha motorizzato l’Italia uscita dalla II Guerra mondiale stracciona ma vitale e piena di dignità. Un motociclo rivoluzionario, che non va cavalcato come una moto e non si ferma (quasi) mai. Nemmeno se buca, perché ha la ruota di scorta. La Vespa è stata prodotta dalla Piaggio nella sua versione classica – motore a due tempi e cambio al manubrio, nelle due taglie guidabili con e senza patente – dal 1946 e fino al 2017. Più di 60 anni fedele allo stesso schema tecnico.
È lo scooter che si è imposto sul mercato e nella cultura passando da veicolo del popolo a icona di design italiano. Con pochi cavali, ma così tanta energia da affermarsi nell’immaginario collettivo e nell’universo pop. Una vera star internazionale del cinema: basta pensare alla coppia Audrey Hepburn-Gregory Peck di “Vacanze romane”. O ai mod inglesi eleganti e rabbiosi di Quadrophenia.
Pochi sono gli italiani che non l’hanno mai guidata. O quanto meno usata, come passeggeri sul retro della lunga sella del “Vespone”. Ma anche sfidando il codice stradale, in due su quello monoposto della “Vespette” 50. Stracarica col doppio portapacchi, per tenda e sacco a pelo. Sgusciante per arrivare in tempo a scuola. Infaticabile per il lavoro di postini e garzoni di bottega.
Oggi che la Vespa resta un marchio inossidabile, nelle sue moderne versioni con cambio automatico ed emissioni ridotte, se non addirittura azzerate dal motore elettrico, è più che mai opportuno un libro come “La prima Vespa non si scorda mai” (Erga edizioni, 208 pagine), prezioso lavoro - quasi storico e sociologico - di Paola Scarsi, genovese, grafica, fotografa e giornalista pubblicista che da decenni si muove con brio nel mondo della musica come nel Terzo settore. «Nel mio libro ho raccolto tante e diverse storie di vita vissuta con la Vespa – racconta Paola Scarsi – e a parlare sono grandi viaggiatori, collezionisti, artisti scrittori, attori, piloti e persone “comuni”».
A raccontare la sua vita in Vespa c’è chi come Fabio Cofferati l’ha usata per fare il giro del mondo. O chi, come Andrea Delsoldato, ci è arrivato in Bangladesh per conoscere la bambina che aveva adottato a distanza. Passando per artisti, collezionisti e innamorati, che si sono dati il primo bacio in sella alla Vespa o ci sono andati fino a Capo Nord in viaggio di nozze.
«Tra le molte motivazioni per questa mia scelta – spiega l’autrice – c’è quella di aver lavorato alla Piaggio come grafica negli anni ’80 e l’essere “figlia d’arte”: mio padre Sandro disegnò infatti negli anni ’60 lo storico manifesto pubblicitario dell’elefantino sulla Vespa che è stampato nella copertina del libro».
Raccontare il fenomeno Vespa, insomma, dando la parola ai vespisti. «Quando ho iniziato il progetto di questo libro – spiega Paola Scarsi - ho pensato che avrei sicuramente incontrato tanti appassionati, tanti viaggiatori, tanti estimatori… ma mai avrei pensato di scoprire un mondo parallelo e meraviglioso. Sì, perché tutti, ma proprio tutti, amano la Vespa». A cominciare dai genitori di Paola Scarsi, che fecero il viaggio di nozze in Vespa, racconta la figlia, «partendo da Genova per andare a pescare nelle Valli di Cuneo». Per finire con i tanti cronisti che l’hanno usata per inseguire eventi e notizie. Come chi firma questa recensione e conserva gelosamente in garage il suo PX150E blu.