Le stime di Confcommercio: «Con chiusure saltano 370mila posti di lavoro» Bonomi (Confindustria): «Il governo deve intervenire» Benaglia (Fim-Cisl): «Fate presto» - Fotogramma
Gas ed energia infiammano sempre più la situazione economica. È proseguita anche ieri, infatti, l’accelerata del prezzo del gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam: a fine seduta il livello si è fermato a 321 euro a megawattora, chiudendo per la prima volta a distanza di mesi le contrattazioni sopra quota 300. Per capire quanto sta accadendo all’andamento del mercato basta osservare che, a fine agosto 2021, il gas naturale scambiato ad Amsterdam valeva circa 27 euro al megawattora.
L’escalation di questi ultimi giorni risente, ovviamente, dell’avvicinarsi della nuova fermata dei flussi attraverso il gasdotto Nord Stream verso la Germania come annunciato da Gazprom venerdì scorso. La chiusura dal 31 agosto al 2 settembre, per «lavori di manutenzione», ha finito con l’acuire la crisi energetica in atto e ha contribuito a far crescere le preoccupazioni oltre che sulle forniture anche sul rischio di recessione, soprattutto se i rubinetti russi del gas dovesero chiudere del tutto. A complicare la situazione contribuisce anche il prezzo dell’energia, con i prezzi europei che ieri erano ancora in salita. Infatti in Italia, Francia e Germania si superano ormai i 700 euro al megawattora. Ieri il prezzo alla borsa elettrica italiana è salito a 718 euro/mwh, mentre in Francia è volato a 903,3 euro/mwh e in Germania a 699,4 euro/mwh. In un contesto simile, non sorprende che la Bce manifesti molti timori, in primis legati allo stop del gas russo.
Nella riunione di luglio del Consiglio direttivo della Bce – si legge nelle minute della riunione diffuse ieri dal Francoforte – «i membri hanno notato che vi sono segnali crescenti di una flessione dell’attività economica nell’area dell’euro che potrebbe estendersi fino al 2023». Tuttavia, «finora non vi sono indicazioni di una grave recessione nell’area dell’euro». Insomma, affermazioni che dimostrano la preoccupazione per gli ultimi dati disponibili, in particolare per il comparto manifat- turiero con indicazioni «sui nuovi ordini e le aspettative delle imprese che hanno suggerito come questo indebolimento potrebbe continuare nei prossimi mesi» proprio mentre «la fiducia dei consumatori è scesa al minimo storico» e «l’inflazione sta erodendo la ricchezza e i risparmi». Comunque, nonostante questi gravi turbolenze, sul versante dei mercati azionari, dopo i pesanti cali dei giorni scorsi, ieri non si sono registrati contraccolpi con le principali Borse europee che hanno segnato una chiusura poco mossa, in attesa di ascoltare oggi dal simposio dei banchieri di Jackson Hole le parole del presidente della Fed, Jerome Powell. A Francoforte l’indice Dax ha infatti terminato le contrattazioni in progresso dello 0,39%, a 13.271 punti, a Londra il Ftse 100 è salito dello 0,11%, a 7.479 punti, mentre a Parigi il Cac 40 ha ceduto lo 0,08% a 6.381 punti. In linea con gli altri mercati azionari anche Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che ha guadagnato lo 0,10% a 22,454,43 punti.
Nei prossimi mesi l’effetto gas potrebbe colpire duramente l’economia reale. Confcommercio mette in guardia e stima «120mila imprese a rischio». La corsa continua dell’energia e un’inflazione prossima all’8% – per quasi l’80% dovuta proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche – riporta una nota dell’associazione, mette a rischio da qui ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro. La proiezione vede tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio – media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas – la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli su luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia) non utilizzano i mezzi a metano causa rincari. A risentire anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento che, dopo una stagione di saldi marginalmente favorevole, deve sopportare incrementi consistenti. È una «vera emergenza», afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Lo scenario, in assenza di interventi specifici e misure di sostegno, rischia di ampliare il numero di imprese che potrebbero cessare l’attività. Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi «il governo può e deve intervenire». ««Fate presto», dice non a caso il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia.