Ripresa nel 2010, se tutto va bene. Quest’anno invece l’economia mondiale chiuderà con il primo declino dalla Seconda Guerra Mondiale. È Teresa Ter-Minassian, consigliere di Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale, a confermare le voci che circolavano da qualche settimana. Il Fmi pubblicherà le sue stime ufficiali ad aprile, per il G20, ma già era emerso che le previsioni sarebbero state riviste al ribasso. Così è stato: il prodotto interno lordo globale si ridurrà dello 0,6% nel 2009 (in una forbice tra il -0,5 e il -1,5%), contro le indicazioni di gennaio, che prevedevano una crescita dello 0,5%. Per il 2010 il Fmi indica una crescita del 2,3%. Ma non è scontato che arrivi la ripresa. John Lipsky, vice direttore del Fondo, chiarisce: è possibile «che il declino dell’economia mondiale si fermi entro la metà dell’anno prossimo» ma questa è «la migliore delle ipotesi». E comunque «la crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa così forte come quella che abbiamo conosciuto tra il 2003 e il 2007, la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi dei capitali». Non sarà una ripresa impetuosa, almeno secondo il Fmi. Nel 2010 il Pil degli Stati Uniti crescerà dello 0,2% (dopo un calo del 2,6% quest’anno), quello dell’area dell’euro risalirà dello 0,1% dopo una discesa del 3,2%. Giappone e Regno Unito non si riprenderanno nemmeno l’anno prossimo. Tokyo, dopo un calo del 5%, avrà crescita zero nel 2010; Londra resterà in recessione (-0,2%) dopo una contrazione del Pil del 3,8% quest’anno. Lo scenario è poco incoraggiante, ma è in linea con quello che aveva indicato domenica Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve (che ieri ha lasciato i tassi invariati nella forbice tra lo 0 e lo 0,25%): ripresa possibile nel 2010. E, come il banchiere centrale statunitense, anche il Fondo monetario ripete che l’inversione di rotta sarà possibile solo «con azioni concertate per stabilizzare le condizioni fi- nanziarie e misure di forte sostegno per rilanciare la domanda». Se i bilanci delle banche non saranno riordinati «si possono facilmente prevedere evoluzioni ancora più serie» insiste il Fmi nel documento per il G20 e, ad oggi, le economie avanzate hanno compiuto «progressi limitati » nel valutare gli asset tossici che hanno scatenato la crisi. Ma il 2010 sarà migliore di questo 2009 «molto, molto difficile» ha detto anche Jean-Claude Trichet. Come il collega Bernanke e come il Fmi, il presidente della Banca centrale europea prevede per l’anno prossimo una «moderata ripresa». Mentre per i prossimi trimestri l’attività economica dei Paesi dell’euro rimarrà in uno stato di «persistente debolezza» nonostante sia «estremamente solida». Qualcuno sostiene che per aiutare l’economia la Bce potrebbe seguire l’esempio della Fed o della Banca del Giappone e ridurre ulteriormente i tassi, oggi già ai minimi storici all’1,5%. Trichet è scettico. «C’è un certo numero di svantaggi associato al tasso zero» spiega il banchiere centrale, che anche sulla possibilità di acquistare azioni e titoli di Stato resta poco convinto: «Stiamo considerando se è appropriato prendere misure complementari che non necessariamente devono essere identiche a quelle prese dai nostri colleghi». Francoforte e New York, su questo tema, restano lontane. Mentre alla Bce continuano a valutare con cautela l’ipotesi di adottare una strategia di intervento attivo e i leader europei discutono di strategie anticrisi (oggi si terrà un altro incontro dei 27 a Bruxelles), la Fed si muove concretamente per garantire la massima liquidità possibile ai mercati. Ieri ha annunciato, a sorpresa, che comprerà fino a 300 miliardi di dollari di bond statali statunitensi nei prossimi sei mesi. Mentre il programma di acquisto di titoli legati ai mutui (già partito) sarà allargato di 750 miliardi di dollari, per un totale di 1 miliardo 250 milioni di dollari. Notizie che hanno dato nuovo ossigeno a Wall Street: il Dow Jones ha chiuso con un +1,3%.