lunedì 12 aprile 2021
Per rispondere all’emergenza, le Agenzie per il lavoro mettono a disposizione infermieri, Oss e tecnici di laboratorio, ma sindacati e Regione pensano a un concorso pubblico
Carenza di personale sanitario in Basilicata

Carenza di personale sanitario in Basilicata - Archivio

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Per rispondere all’emergenza, le Apl-Agenzie per il lavoro in Basilicata hanno pronto da mesi il personale richiesto dalle strutture sanitarie regionali, ma i lavoratori non vengono chiamati. L'Apl Tempor, per esempio, potrebbe mettere subito a disposizione oltre 300 risorse tra infermieri, Oss e tecnici di laboratorio, ma sindacati e Regione pensano a un concorso pubblico.

Per questo motivo Tempor Spa, tra le più qualificate in Italia nella somministrazione nel settore sanitario (oltre 4mila risorse in tutta Italia), non ci sta e vuole fare chiarezza sull’attuale situazione di emergenza sanitaria venutasi a creare in Basilicata. «Nel 2017 abbiamo partecipato insieme ad altre Apl al bando della Regione Basilicata – spiega Francesco Gordiani,ad di Tempor - indetto per far fronte alle carenze di organico in ambito sanitario e a tale scopo la Regione aveva deciso di deliberare un finanziamento di oltre 45 milioni di euro per sopperire temporaneamente a tali carenze mediante lo strumento della somministrazione».

Tempor, come aggiudicataria di un lotto del bando 2017, a giugno 2020, ha siglato un accordo quadriennale che prevede la fornitura di personale sanitario su richiesta delle strutture sanitarie regionali.
Richiesta che è puntualmente arrivata per far fronte all’emergenza dovuta alla pandemia. Infatti l'ospedale San Carlo di Potenza a novembre 2020 richiedeva 35 infermieri che Tempor selezionava e metteva subito a disposizione, ma senza avere nessuna risposta. «Quello che sta succedendo in Basilicata è quanto meno singolare – sottolinea Gordiani – perché, da un lato, abbiamo avuto questa richiesta di personale urgente da parte della Uo San Carlo per sopperire temporaneamente all’emergenza dovuta alla pandemia sentendoci dire di doverci tenere pronti anche per ulteriori richieste a breve; dall’altro, selezionato il personale richiesto, non ci hanno nemmeno risposto, salvo poi andare in tv per denunciare l’emergenza in cui versano».

Ma c’è poi un altro fatto che deve far riflettere. A gennaio è stato deliberato dalla Regione e siglato dai sindacati un piano di assunzioni a tempo indeterminato per oltre 1.000 posti da realizzare tramite concorso pubblico, sostenendo tra l’altro che il lavoro in somministrazione costerebbe il 30% in più. «Se deliberi un piano triennale di assunzioni per oltre 1.000 posti vuol dire che sei scoperto – prosegue Gordiani – che sei sotto organico. Perché allora , visto che è già previsto come strumento ed è già finanziato dalla Regione, non utilizzi subito e temporaneamente, come stanno facendo quasi tutte le strutture sanitarie nazionali italiane, il lavoro in somministrazione per dare ai cittadini un servizio e uscire dall’emergenza? Se tutto va bene una procedura concorsuale di tale entità porta via almeno uno-due anni e nel frattempo che facciamo, rimaniamo così?».

Tra l’altro la conseguenza purtroppo “tragicomica” di questa situazione è stata che centinaia di operatori sanitari lucani sono rimasti privi di un’occupazione presso la propria regione e, paradossalmente, molti di essi hanno contribuito alla risoluzione di carenze di organico presso altri territori limitrofi o del Nord Italia rispondendo a bandi pubblici e a contratti in somministrazione offerti loro da Tempor come da altre Apl nazionali.

«Insomma qui abbiamo un appalto mai partito, un assessore regionale che dichiara di non volere la somministrazione perché troppo cara e poi ne chiede per il suo ufficio, i sindacati che assumono posizioni in contrasto con gli interessi dei lavoratori, la richiesta di selezioni urgenti per poi sparire e centinaia di lavoratori fermi che potrebbero contribuire a risolvere l’emergenza. Francamente vorremmo capire la logica di certi comportamenti e siamo pronti come sempre a un confronto con tutte le parti in causa per trovare la migliore soluzione possibile», conclude Gordiani.

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