Mentre prosegue il dibattito sulle prospettive future dell'utilizzo dei robot, la tecnologia continua a sviluppare progetti legati a queste macchine. A dimostrarlo è questo dato: quasi 6mila dei 40mila brevetti italiani depositati in Europa in un decennio utilizza la tecnologia dei robot.
Lo certifica l’analisi di Unioncamere–Dintec, sulla base dei brevetti pubblicati dall’European Patent Office (EPO) tra il 2010 e il 2019. Questa tecnologia sta invadendo tutti i settori in cui si esercita la capacità innovativa di imprese, enti e singoli inventori. Incluso il comparto delle tecnologie medicali, primo ambito di brevettazione italiana, le cui domande all’EPO sono cresciute del 30% rispetto a 10 anni fa. Ciò ha contribuito molto a mantenere anche nel 2019 l’Italia, con le sue 4.242 invenzioni pubblicate, al quarto posto della classifica europea per numero di brevetti, alle spalle di Germania, Francia e Paesi Bassi. Una posizione ragguardevole, quindi, che però potrebbe presto essere sottratta dalla Svezia, che cresce a ritmi incalzanti (circa il 2,2% contro il nostro 1% annuo).
Le tecnologie abilitanti
In questi anni, l’Italia ha puntato molto sulle KET (Key Enabling Technologies), le tecnologie abilitanti che comprendono “sistemi di produzione e servizi, processi, impianti e attrezzature associati, compresi automazione, robotica, sistemi di misurazione, elaborazione delle informazioni cognitive, segnali, elaborazione e controllo della produzione mediante sistemi di informazione e comunicazione ad alta velocità".
I brevetti relativi alle KET (quasi 8mila in un decennio) sono cresciuti dell’0,7% l’anno, quindi in percentuale lievemente inferiore alla crescita dei brevetti italiani in Europa (1%). La prima tra le sei categorie che raggruppano le KET (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro–elettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata) è quella dell’advanced manufacturing, le tecnologie che afferiscono al mondo della robotica in senso lato, nella quale l’Italia ha depositato quasi 6mila domande. La Regione battistrada è l’Emilia Romagna, a seguire Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana.
Investimenti green
L’altra grande componente tecnologica sulla quale l’Italia investe in maniera decisa è quella green. L’analisi registra dal 2016 un rinnovato interesse verso le tecnologie a tutela dell’ambiente, che ha prodotto una ripresa della crescita delle domande italiane di brevetto europeo sino a rappresentare il 7% delle domande complessive presentate nel decennio, anche se la produzione brevettuale è inferiore a quella del 2012.
Il medicale fa da traino
Il medicale e quello degli imballaggi da più di quindici anni sono gli ambiti nei quali si è trasferita maggiormente l’innovazione italiana in Europa. Nell’ambito medico nel 2019 si contano 437 domande di brevetto europeo dal nostro Paese. Negli imballaggi, invece, sono state 278 le invenzioni presentate seguite dai brevetti legati ai veicoli (203). Nel periodo crescono gli strumenti di misurazione prove che rubano il podio alla chimica organica.
Crescono Nord Est ed Ovest
Nel periodo 2010–2019 l’Italia presenta un’avanzata generale delle domande di brevetto pubblicate dal Nord-Est e Nord-Ovest con un aumento di entrambe le aree del 14% rispetto al 2010. Il Centro invece mantiene inalterate le sue domande di brevetto e il Sud e Isole diminuiscono il proprio contributo alla brevettazione rispetto a 10 anni prima.
Guardando ai 4.242 brevetti italiani depositati nel 2019, si vede che quattro regioni –Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte – hanno concentrato circa il 73% del totale. Al di là del primato di Milano, seguita da Bologna e Torino, entra anche Monza e Brianza. Al Sud Napoli resta la provincia più produttiva di brevetti, ma ha diminuito comunque del 38% circa la propria capacità mentre Bari conferma la sua produzione di domande.