SAMARATE ( Varese) I laser italiani colpiscono sempre più lontano. Non solo nell’ambito ormai tradizionale delle applicazioni medicali, come la medicina estetica, la chirurgia e la rimozione dei tatuaggi, ma anche in quelli di più recente approdo, uno su tutti la conservazione e il recupero dei beni artistici. Si tratta di una tecnologia che sta facendo passi da gigante soprattutto grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo, e il suo impiego nei settori più disparati mostra come abbia grandi potenzialità di applicazione.
Quanta System è un’azienda italiana focalizzata sui laser da trenta anni. Appartiene al gruppo El.En e ha il suo quartier generale a Samarate, vicino a Varese, in quella che viene chiamata la 'Silicon Valley' lombarda. Qui ha appena inaugurato una nuova sede più grande che ospita laboratori, officine elettro-ottiche e un centro di ricerca avanzata, dove staff di ingegneri, fisici, chirurghi sono incaricati di mettere a punto macchinari sempre più avanzati e competitivi. Nella 'fabbrica dei laser' si segue tutta la filiera di questo strumento, dalla progettazione alla realizzazione, per un prodotto 100% made in Italy, che è destinato perlopiù al mercato internazionale. Quanta infatti esporta ben il 95% della sua produzione: il 30% negli Stati Uniti, poi Asia, Europa e Medio Oriente. «Fino al 2007 il mercato italiano andava bene, poi ha subito una flessione – puntualizza il Ceo, Paolo Salvadeo –. Mi auguro che il sistema sanitario nazionale investa maggiormente in questa tecnologia che permetterebbe ai pazienti di rimanere meno giorni in ospedale». I laser di Quanta sono in grado di emettere radiazioni coerenti multi lunghezza d’onda – cioè caratterizzate da più colori della luce – anche contemporaneamente. Fattore che li diversifica «da quelli della concorrenza: sono molto diversi – spiega Salvadeo –, alcuni brevetti rendono inoltre esclusiva questa tecnologia, denominata Mixed Technology». La scoperta della possibilità di emettere più fasci contemporaneamente, ovvero con lunghezze d’onda diverse in grado di interagire con target differenti, è avvenuta nel 2006. Da allora si sono aperti nuovi scenari nella medicina estetica e nella chirurgia che ora è più efficace, garantisce più sicurezza ai pazienti, maggiore velocità di trattamento e un recupero post trattamento o post operatorio più rapido. Poi ci sono i laser impiegati in trattamenti per la rimozione e la correzione dei tatuaggi. Quanta usa 'Discovery Pico', che agisce anche sui casi più resistenti, con una potenza di picco dell’ordine di 2 miliardi di watt. L’azienda italiana non hai mai smesso di guardare a nuove opportunità oltre i confini: «Il nostro obiettivo è crescere a doppia cifra – dice Salvadeo – ,siamo tra le prime dieci realtà al mondo ma in cinque anni vogliamo rientrare tra le prime cinque». Il settore è fortemente competitivo, con i giganti statunitensi che fanno la parte del leone, ma la strategia vincente passa per la differenziazione: «Vediamo molte opportunità di business con i laser per restauri». Qui la partita è ancora da giocare e Quanta si è mossa da tempo, prima ad avere utilizzato per i beni culturali un laser chirurgico ad olmio per la disgregazione delle concrezioni sulle opere d’arte dei Giardini del Vaticano, mentre
laser 'Q-Switched' sono stati impiegati per la pulizia della Torre di Pisa, del Battistero, del Duomo di Firenze e del mantello di Maometto. A Samarate nella nuova sede lavorano 120 persone, in una struttura all’avanguardia: «La nostra capacità produttiva è già aumentata del 30%, ma contiamo a regime di assumere nuovo personale – il 15% in più nei prossimi 3 anni – e di poter produrre 7-8 mila laser all’anno» dice Salvadeo. Speranze supportate anche dai numeri: l’azienda ha chiuso il 2015 con un fatturato di 35 milioni e le previsioni stimano per il 2016 di arrivare a 43 milioni, con un +23% circa. Il 10% va alla ricerca e sviluppo, vero motore di tutto.