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I contratti a tempo determinato sono da decenni la porta di ingresso principale dei giovani nel mondo del lavoro. Il presidente di Assosom, l’associazione che rappresenta la metà delle agenzie in somministrazione, Rosario Rasizza è convinto che limitare la loro applicazione sia stato un autogol in un Paese come l’Italia alle prese storicamente con un tasso di disoccupazione giovanile elevato, saldamente sopra il 20%. Il decreto lavoro del governo Meloni, che di fatto consente di prolungare la durata di questi contratti da 12 mesi fino a un massimo di 24, e ridimensiona il reddito di cittadinanza, va nella direzione giusta secondo Rasizza. L’obiettivo deve essere far incrociare la domanda e l’offerta, con un meccanismo più agile e che parta dal territorio e non dai ministeri, e spingere le nuove generazioni a darsi da fare. Il lavoro c’è per chi lo cerca davvero. E sarebbe meno povero, è la tesi del presidente di Assosom che è anche ad di Openjob, se venisse in qualche modo filtrato da soggetti terzi, come le agenzie in somministrazione, perché sparirebbe il sommerso.
Mai come quest’estate mancano gli stagionali nel turismo e nei campi e il decreto flussi si è rivelato insufficiente a coprire le richieste. «Siamo soddisfatti della nuova impostazione sui contratti a tempo determinato – spiega Rasizza –. Era un peccato dover sostituire lavoratori già conosciuti dai nostri clienti e che magari erano prossimi ad un’assunzione a tempo determinato. La norma del decreto dignità era mal fatta. C’è una visione distorta: i contratti a termine sono una possibilità di farsi conoscere e quindi di venire assunti. Mediamente il 30% dei contratti in somministrazione si conclude con un’assunzione a tempo indeterminato, a maggior ragione in questo periodo dove c’è una mancanza di personale». Il decreto dignità ha favorito secondo Assosom un turnover elevato che non era gradito neanche alle imprese che quando trovano un candidato professionale e affidabile non vogliono farselo scappare. Non solo i lavoratori a contratto ma anche quelli assunti a tempo indeterminato dalle agenzie dovevano essere sposati dopo un anno. I lavoratori in somministrazione sono più di 520mila al giorno. Tra questi ci sono quelli assunti dalle stesse agenzie, figure di difficile reperimento che vengono inviate dai clienti: informatici e ingegneri ma anche saldatori e tornitori. Poi ci sono i giovanissimi che lavorano per un “obiettivo” che può essere andare in vacanza o comprare il motorino. Fanno i magazzinieri, lavorano nei supermercati o nei ristoranti con contratti regolari e tracciati. In vista della stagione estiva si delinea una enorme carenza di personale nel settore turistico.
«Noi di Assosom abbiamo lanciato due provocazioni. La premessa è che il decreto flussi ha bruciato in una giornata circa 80mila richiesta da parte delle aziende – spiega Rasizza – . A questo punto perché non dedicare un decreto flusso alle agenzie per il lavoro di 25mila lavoratori all’anno per tre anni? Noi potremmo garantire la tracciabilità e azzerare il rischio del lavoro in nero. Negli stabilimenti balneari mancano i bagnini, nei bar e nei ristoranti i camerieri. La gente si è stufata di essere pagata in nero: e questa ribellione è avvenuta durante la pandemia». Se tutti gli stagionali venissero assunti dalle agenzie per il lavoro questo problema non ci sarebbe: avrebbero stipendi regolari e sicuramente più alti. «In passato ci siamo battuti contro il caporalato nei campi – continua Rasizza –. Adesso chiediamo al governo di darci in gestione gli stagionali. Di questi tempi non c’è un locale che non ha un cartello fuori dalla porta per la ricerca di personale. Però questo personale bisogna pagarlo il giusto e farlo lavorare il giusto. Ad esempio con contratti di sei ore al giorno e week-end alternati. Come si fa in Svizzera dobbiamo abituarci ad iniziare il pranzo con un cameriere e finirlo con un altro perché è cambiato il turno». Un’operazione analoga secondo Rasizza va fatta con i percettori del reddito di cittadinanza. Assolutamente giusto aiutare chi è in difficoltà ma a fronte di stipendi da fame e in nero nella ristorazione i giovani hanno preferito restare a casa e prendere l’assegno. Una posizione per certi versi legittima secondo il presidente di Assosom. «Anche in questo caso la nostra proposta al ministero è semplice: dateci l’elenco dei percettori del reddito di cittadinanza e noi pensiamo a mandarli a lavorare. Adesso si lavora ad un nuovo sistema informatico nazionale ma noi abbiamo già i contatti con le aziende, sappiamo chi cerca chi e abbiamo una rete di formazione capillare. Siamo pronti vogliamo e possiamo diventare il braccio operativo del ministro del lavoro».