Francesca Gino, docente alla Harvard Business School, esperta di psicologia delle organizzazioni
Francesca Gino ha quarantun anni, da sei è professore ordinario di amministrazione aziendale alla Harvard Business School ed è uno dei più brillanti giovani economisti italiani. Fa ricerca nell’ambito dell’economia comportamentale, quel campo che combina psicologia ed economia diventato molto popolare dopo che nel 2017 uno dei suoi “padri”, l’economista americano Richard Thaler, è stato premiato con il Nobel. Agli studenti di Harvard che diventeranno i nuovi manager delle corporate americane e ai Ceo già affermati delle imprese a cui fa consulenza, Gino ultimamente insegna un principio sorprendente: siate ribelli e incoraggiate ad essere ribelli anche i vostri dipendenti. Il senso di questa indicazione è spiegato in “Talento Ribelle”, il libro che ha pubblicato nel 2018 e che, sulla scia del successo americano, da pochi mesi è stato tradotto in italiano dalle edizioni Egea.
Chi sono i “ribelli” che ha messo al centro del suo libro?
Il ribelle ha cinque talenti essenziali. Il primo è la novità, la ricerca di tutto ciò che comporta un superamento verso il nuovo. Il secondo è la curiosità, l’impulso che da bambini spingeva noi tutti a domandare di continuo «perché?». Il terzo è la prospettiva, ovvero la capacità con cui i ribelli ampliano costantemente la loro visione del mondo per riuscire a scorgerlo con gli occhi degli altri. Il quarto è la diversità, vale a dire la tendenza a sfidare certi ruoli sociali predeterminati per raggiungere quanti possono apparire differenti. Il quinto, infine, è l’autenticità, che i ribelli abbracciano in tutto ciò che fanno, rimanendo aperti e vulnerabili per entrare in contatto con gli altri e imparare da loro.
E in che cosa consiste la “ribellione” che incoraggia?
Grazie a questi talenti i ribelli riescono ad essere innovativi e spesso pensare fuori dagli schemi. Utilizzo la parola ribelli perché essere ribelli richiede avere il coraggio di usare questi cinque talenti, e di farlo spesso, sia al lavoro che nella nostra vita professionale. Essere ribelle significa combattere gli impulsi che ci vengono in modo naturale per via della nostra natura umana, gli impulsi verso tutto ciò che è comodo e familiare. Coviamo il desiderio innato di essere accettati dagli altri e quindi ci conformiamo di continuo alle loro opinioni, alle loro preferenze e ai loro comportamenti. Al contrario, i ribelli conoscono se stessi e sono consapevoli di questi limiti, ma non credono che ci siano dei limiti su ciò che possono conseguire.
Pensare ai “ribelli” sul posto di lavoro spesso non porta alla mente esempi positivi. Quali sono i confini entro i quali la ribellione è “buona”?
La giusta dose di ribellione comporta l’avere un po’ di ciascuno dei cinque talenti chiave. Solo così i ribelli possono cambiare le cose per il meglio, con un approccio di rispetto invece di essere arroganti. Spesso i ribelli negativi sono persone a cui manca prospettiva e il talento della diversità. Abbiamo avuto tutti colleghi che ci infastidiscono o che creano conflitti o perdite di tempo: persone che sembrano essere difficili senza una buona ragione e persone che infrangono le regole solo per il gusto di farlo, e che fanno peggiorare gli altri nel processo. Ma ci sono anche persone che sanno come trasformare il rompere delle regole in un contributo.
Se c’è qualcosa che nelle organizzazioni raramente è apprezzato è chi si mette a rompere le regole...
Durante tutta la nostra carriera, ci viene insegnato a sottostare allo status quo (al modo consolidato di fare il nostro lavoro), alle opinioni e ai comportamenti degli altri e alle informazioni che supportano le nostre opinioni. La pressione per conformarsi cresce quando saliamo la scala organizzativa. Nel momento in cui raggiungiamo posizioni di alto livello, la conformità è stata così radicata in noi che la perpetuiamo nelle nostre imprese. Consapevolmente o inconsciamente le organizzazioni fanno pressione sui dipendenti, compresi i loro leader. Sia i dipendenti che le loro organizzazioni pagano un prezzo: la pressione per adattarsi ha un impatto negativo significativo sull’impegno, la produttività e l’innovazione dei lavoratori.
Incoraggiare curiosità, creatività e “pensiero laterale” è qualcosa che da tempo i manager di tutto il mondo si sentono ripetere (e che magari ripetono loro stessi). Perché questi principi faticano tanto a diventare la norma negli ambienti lavorativi?
Da decenni, ormai, i leader si sono concentrati eccessivamente sull’avere processi efficienti e sul coinvolgimento dei dipendenti per seguirli. Ora hanno bisogno di riflettere consapevolmente su quando la conformità aiuta e quando danneggia il business, e quando devono incoraggiare la ribellione: comportamenti che si discostano dalle norme organizzative, dalle azioni degli altri o dalle aspettative comuni a vantaggio dell’organizzazione e dell’esperienza che ciascuno di noi ha nel lavoro. Ma ci sono molte imprese che, per ora, sono guidate da leader che ancora non si sentono di incoraggiare la ribellione. Anche in quei casi, ciascuno di noi può superare questo muro. Farlo richiede avere il coraggio di usare i cinque talenti di cui parlo nel libro. E farlo spesso.
Ma in che modo la ribellione può aiutare le aziende?
È normale che le organizzazioni di successo scoprano un giorno che i soliti modi di fare non stanno producendo i soliti risultati, che l’azienda è diventata compiacente o è stata troppo lenta per adattarsi ai cambiamenti del settore o del mercato. All’aumentare della minaccia di insuccessi, i leader propendono per un’azione drammatica: è tempo di riorganizzare, di ripensare i valori dell’organizzazione o di fondersi con un disgregatore del settore. La mia ricerca è un valido esempio di una soluzione diversa: dì ai tuoi dipendenti di infrangere le regole. Quando il mondo scivola nell’incertezza, i nostri problemi diventano più complessi. Il ribelle, imperterrito dalle nuove situazioni e idee, si adatta naturalmente al cambiamento. Un approccio dal basso verso l’alto – liberare le capacità di tutti incoraggiando la ribellione produttiva – può aiutare le organizzazioni a rimanere competitive nei mercati in cambiamento.