Nuovo taglio ai flussi di gas russo tramite il Nord Stream - Ansa
La Russia continua a stringere i rubinetti del gas. Con l’annuncio di una seconda pesante limitazione ai flussi del Nord Stream e una manovra che colpisce direttamente l’Italia. L’Eni oggi ha diffuso la notizia di un taglio, limitato al 15% e per il momento ad una sola giornata, delle forniture da parte del colosso russo Gazprom. «Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate» ha fatto sapere un portavoce assicurando che l’Eni «continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti».
La doppia manovra potrebbe rappresentare l’inizio della ritorsione russa contro l’Occidente per le sanzioni. Una sorta di avvertimento, proprio nei giorni in cui i leader europei stanno organizzando la loro prima visita a Kiev. Il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente del Consiglio Mario Draghi dovrebbero incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prima del G7 di fine giugno. Nel mirino di Mosca c’è soprattutto il Nord Stream, il gasdotto che passando sotto il mar Baltico collega Russia e Germania, simbolo delle interconnessioni tra Berlino e Mosca e della dipendenza energetica dell’Europa. Il discusso Nord Stream 2, gemello dell’attuale gasdotto, è stato bloccato quando era ormai completato proprio con la speranza di scongiurare l’invasione dell’Ucraina.
Oggi Gazprom ha annunciato l’interruzione del funzionamento di un’altra turbina lungo il Nord Stream (una motivazione analoga era stata data martedì) e la riduzione del volume delle forniture di gas a 67 milioni di metri cubi al giorno, il 33% in meno rispetto a martedì. In soli due giorni c’è stato un taglio di 100 milioni di metri cubi su 167. Secondo l’agenzia russa Tass si tratterebbe di un problema tecnico legato alla mancanza di pezzi di ricambio delle turbine Siemens, bloccati dalle sanzioni occidentali. Tesi smentita da Berlino. «Non possiamo confermare al momento che vi sia un rapporto causale fra la mancanza della turbina da parte russa e la grande quantità di gas che viene ridotta da Gazprom» ha affermato l’Agenzia delle Reti tedesca con sede a Bonn.
Il vice-cancelliere Robert Habeck non ha dubbi: si tratta motivazioni politiche. «Bisognerebbe guardare nella testa di Putin. E per fortuna io non ho questa capacità – ha detto Habeck –. Può essere un caso. O ci possono essere altre ragioni, ma questa è mera speculazione». Il vice-cancelliere ha assicurato che al momento non ci sono «problemi di approvvigionamento in Germania». Posizione confermata per l’Italia dal ministro Roberto Cingolani e a livello europeo da Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue: «Gli stoccaggi sono oltre il 50%, a circa il 52-53%, che è anche sopra al punto al quale eravamo l’anno scorso in questo momento». Meno ottimista il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che vede il rischio recessione se dovessero mancare le forniture. Al momento sul tavolo non c’è nessuna ipotesi di embargo alla Russia sul gas ma il problema è rendersi indipendenti da Mosca.
I rincari del prezzo dell’energia, oggi il gas si è mantenuto appena al di sotto dei 100 euro al Mwh alla borsa di Amsterdam, stanno colpendo in maniera considerevole l’economia europea. Secondo un’analisi del Centro Studi Confindustria l’Italia è il Paese che soffre di più: l’incidenza dei costi energetici sui costi di produzione è dell’8,8% rispetto al 3,9% francese e al 6,8% tedesco. Per effetto della forte dipendenza del nostro Paese dall’utilizzo del gas naturale, non solo come fonte di produzione dell’energia elettrica ma anche come input diretto all’interno dei processi. A conti fatti dall’inizio della guerra la bolletta energetica delle aziende italiane è cresciuta tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile.
Intanto prosegue la politica europea di diversificazione degli approvvigionamenti. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ieri era al Cairo per la firma di un «memorandum d’intesa sulla fornitura di gas naturale da Israele all’Egitto, dove avverrà la sua "liquefazione" e il successivo trasporto all’Unione europea» come ha spiegato insieme al capo di Stato egiziano Abdel Fattah al Sisi. All’Egitto guarda anche Eni che potrebbe aumentare le importazioni di gas liquefatto, attualmente 3 miliardi di metri cubi, nei prossimi due anni.