L’Italia si affida alla Francia per ricostruire un futuro nucleare. Ventidue anni dopo il referendum che mise al bando le centrali atomiche nel nostro Paese, il governo ha siglato ieri con Parigi un patto di collaborazione in campo energetico che prevede la costruzione di almeno quattro impianti di terza generazione sul territorio italiano. Il primo dovrebbe essere operativo entro il 2020.L’accordo politico è stato raggiunto nel corso del vertice bilaterale di ieri a Roma tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente Nicolas Sarkozy. Mentre sul piano operativo l’Enel e la transalpina Edf hanno sottoscritto due protocolli d’intesa per la costruzione congiunta delle centrali italiane e per allargare l’impegno del gruppo italiano in Francia.
Berlusconi soddisfatto. «Dobbiamo svegliarci dal nostro sonno, adeguarci, perché il futuro è nell’energia rinnovabile e nel nucleare», ha spiegato Berlusconi nella conferenza stampa a seguito del vertice, lamentando il «fanatismo ideologico di una parte politica» che ha spinto l’Italia ad abbandonare l’atomo. «Collaboreremo con la Francia che ci ha messo a disposizione il suo know-how, cosa che ci consentirà di risparmiare diversi anni e iniziare la costruzione in tempo contenuto». Il premier ha ricordato che nel Paese transalpino (il più nuclearizzato d’Europa) l’energia costa ai cittadini la metà che in Italia.Entro 11 anni, se le date saranno rispettate, l’Italia potrebbe quindi rientrare a pieno titolo nel club non più esclusivo dei Paesi nucleari. L’avvio della realizzazione delle centrali deve attendere l’approvazione del disegno di legge che consentirà la ripresa della produzione dopo il lungo stop operativo che è seguito al referendum. Ma i tempi legislativi dovrebbero essere piuttosto rapidi. Mentre l’operazione sarà più complessa sul piano politico e amministrativo, specie quando dovranno essere scelti i siti dove costruire i quattro reattori (probabilmente lungo le coste: in Francia quelli analoghi saranno sul mare).
L'accordo tra Enel ed Edf: 4 centrali entro il 2020. Il braccio operativo di questa scommessa sarà costituito dal tandem Enel-Edf che già collaborano nella costruzione della centrale di Flamanville (gli italiani hanno il 12,5%), la prima di terza generazione in Francia. Il gruppo elettrico guidato da Fulvio Conti estenderà la sua partecipazione Oltralpe a partire dal reattore già in progetto nella cittadina di Penly. Piatto forte dell’intesa tra i due giganti dell’energia è quello che prevede la costruzione di «almeno 4 unità di terza generazione» in Italia. Gli impianti utilizzeranno la stessa tecnologia di Flamanville, la Epr (European pressurized water reactor, prodotta dal gruppo transalpino Areva. In base all’intesa firmata ieri, responsabile dello sviluppo degli studi di fattibilità per la realizzazione delle unità di generazione nucleare Epr sarà una joint-venture paritetica (50-50) che Enel ed Edf con l’accordo di ieri si sono impegnate a costituire. Poi, completate le attività di studio e decisi gli investimenti, è prevista la costituzione di «società ad hoc per costruzione, proprietà e messa in esercizio di ciascuna unità di generazione nucleare Epr». In queste società Enel avrà una partecipazione di maggioranza. L’accordo, aperto ad altri partner, ha una durata di 5 anni con possibilità di estensione. «Siamo onorati di avere a fianco nel progetto di rilancio del nucleare in Italia un partner industriale come Edf che ha in questo campo un’esperienza e una reputazione riconosciute a livello internazionale», ha commentato Conti. Controversa l’accoglienza al patto di collaborazione italo-francese nel mondo politico. Dalla maggioranza di governo Gasparri parla di «accordo storico» e il ministro Rotondi di «fiore all’occhiello che dà una risposta concreta al problema energetico». Il leader Udc Casini si dice pronto ad appoggiare l’iniziativa dell’esecutivo. Dal Pd Della Seta parla di un’intesa che «è solo propaganda» mentre per Ferrero (Rifondazione) è «semplicemente una follia».