Il sistema bancario italiano è «solido» ma il Paese deve proseguire con le riforme, soprattutto alla luce della debole crescita economica. Il giudizio è stato espresso dal direttore del Dipartimento monetario del Fondo monetario internazionale, Josè Vinals, secondo cui l'Italia si sta comunque muovendo nella «giusta direzione».Il dirigente dell'Fmi ha ricordato che l'istituto di Washington ha appena chiuso una missione in Italia che ha dimostrato come il comparto creditizio «sia solido» e «abbia adeguati livelli di capitale che gli stress test hanno dimostrato sufficienti a reggere anche uno scenario particolarmente avverso». Più in generale, ha aggiunto Vinals, «lo stato dell'economia è negativo dal punto di vista della crescita e quindi l'Italia deve continuare con le riforme, avendo comunque già fatto un lavoro molto importante in questo senso».Il
Global Financial Stability Report del Fondo monetario internazionale presentato oggi evidenzia come la contrazione dei prestiti alle piccole e medie imprese in Italia sia in parte frutto della debolezza della domanda, legata all'incertezza della situazione macro-economica, ma anche a una stretta dell'offerta, che deve essere prioritariamente affrontata, per garantire che il settore finanziario possa supportare la ripresa economica. «I prestiti alle piccole e medie imprese si stanno riducendo rapidamente in Italia e Spagna», sottolineano gli esperti dell'organismo di Washington.«Qualsiasi stretta dell'offerta deve essere affrontata come una priorità, per assicurare che il sistema finanziario sia in grado di giocare il suo ruolo nel facilitare la ripresa economica». Per allentare i tassi dei prestiti bancari alle piccole e medie imprese nell'area euro, il Fmi suggerisce, tra l'altro, l'allargamento del novero dei prestiti consegnabili alla Bce come collaterali per ottenere finanziamenti, cui dovrebbero essere applicati haircut inferiori. Tra le misure raccomandate per dare ossigeno alle piccole e medie imprese italiane, anche la riduzione dei pagamenti arretrati da parte dell'amministrazione statale, che il governo uscente di Mario Monti ha affrontato con il recente decreto.