Quasi nessuno ci ha fatto caso, ma giovedì l’agenzia di rating canadese Dbrs – molto più piccola delle rivali Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch – ha tagliato il "rating" dell’Italia, da A ad "A low". Il taglio ci ha lasciato comunque un voto prezioso, perché la Bce nel valutare i titoli di Stato della zona euro prende in considerazione anche il giudizio di Dbrs, e da ieri quella è l’unica A che abbiamo. Ieri sera poco dopo che Piazza Affari chiudesse per il fine settimana Fitch ha comunicato il taglio di un gradino del "rating" italiano, che passa da A- a BBB+ con prospettive negative. L’agenzia ha giustificato la sua decisione con quattro motivazioni: l’esito «inconcludente del voto» rende improbabile la formazione di un governo in grado di fare le riforme; i dati del quarto trimestre confermano che la recessione italiana è una delle più dure d’Europa (secondo Fitch il Pil calerà dell’1,8% quest’anno); il debito salirà al 130% del Pil; un governo debole sarà più lento nel rispondere ad eventuali choc economici. Il rischio che la recessione si prolunghi spinge l’agenzia a tenere le prospettive negative. Il ministero dell’Economia ha fatto notare che la nota di Fitch riconosce comunque «diversi aspetti positivi all’attuale situazione italiana». Ad esempio i passi avanti verso il risanamento dei conti.Il taglio del rating, in ogni caso, era atteso. Il giudizio di Fitch era il più alto tra quello delle "sorelle del rating" (ora il suo voto è uguale al BBB+ di Standard & Poor’s, confermato proprio ieri, e superiore di un livello al Baa2 di Moody’s) e venerdì scorso l’agenzia aveva avvertito che l’instabilità politica creata dal voto rappresentava un problema.Proprio perché il voto di Fitch era il più alto il taglio, probabilmente, non cambierà molto sui mercati, che questa settimana sono tornati relativamente sereni. Ieri lo "spread" tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è sceso per qualche minuto sotto i 300 punti, per poi chiudere a 307. Il rendimento dei decennali italiani è rimasto praticamente fermo (dal 4,60 al 4,59%). Il buon andamento dei nostri titoli di Stato però impallidisce davanti allo straordinario recupero di quelli spagnoli, il cui tasso si è ridotto dal 5,59% del 26 febbraio al 4,76% di ieri, il minimo da un anno. In una situazione di generale ottimismo sui debiti della zona euro (probabilmente in vista di possibili interventi della Bce) il recupero dei Btp italiani è quindi frenato dall’incertezza politica.