Tanti giovani precari rischiano di restare senza stipendio - Fotogramma
La pandemia rischia di trasformare il gap generazionale che caratterizza il mondo del lavoro in Italia ormai da anni, in una frattura insanabile. Ci sono tre categorie, centinaia di migliaia di giovani, che lavorando in maniera "precaria" sono usciti dal mondo del lavoro in punta di piedi. Visto che non sono stati licenziati e hanno percepito un reddito nel corso dell’anno, non hanno accesso a nessun ammortizzatore sociale né al bonus autonomi. A denunciare questa situazione paradossale, chiedendo che nel nuovo decreto si trovi una soluzione in linea con l’emergenza attuale, è il sindacato Fismic-Confsal, il sindacato autonomo metalmeccanici e industrie collegate. Il segretario generale Roberto Di Maulo è convinto che basterebbe "sospendere" il decreto dignità ed estendere la platea del reddito di emergenza per sanare questa ingiustizia.
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%, la crisi economica legata alla pandemia rischia di aggravare la situazione?
Ci sono tre categorie di giovani particolarmente penalizzati. Gli stagisti o tirocinanti, alcune decine di migliaia nel pubblico impiego e nelle aziende private, sono stati i primi ad essere allontanati già alla fine di febbraio perché non contrattualizzati. Il decreto dignità, che aveva intenti nobilissimi, si è rivelato controproducente soprattutto in un momento di crisi come questo. Stabilisce infatti che i contratti a termine e quelli in somministrazione non si possano rinnovare per più di 12 mesi, norma che non riguarda i dipendenti in staff leasing che sono assunti dall’azienda interinale. Parliamo di 150-170mila lavoratori, quasi tutti giovani, che ogni mese perdono il lavoro e che non possono chiedere nulla allo Stato. Non essendo licenziati non hanno diritto alla Naspi o alla Dis-coll e non possono presentare domanda per il bonus autonomi al contrario di notai e avvocati. Ci sono stati ben 535 notai che hanno ricevuto l’assegno di 600 euro, un’assurdità.
Cosa chiedete al governo per risolvere questo problema?
Abbiamo sollevato la questione, scrivendo una lettera al ministero del Lavoro, al Mise e alla presidenza del Consiglio. Il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni e il sottosegretario al Mise Maria Cecilia Guerra ci hanno risposto e condividono la nostra visione. Aspettiamo che il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, redigendo il decreto, raccolga questa nostra segnalazione.
Come si fa a tutelare questi giovani rimasti senza lavoro, sia pure precario?
Le aziende che volessero assumere qualche giovane precario non potrebbero farlo in questo momento se hanno fatto ricorso alla cassa integrazione. Il nostro ordinamento è fatto per tempi ordinari, questi sono tempi straordinari: per questo chiediamo che il decreto dignità venga sospeso fino a quando non finisce la pandemia. E che venga prevista anche per questi lavoratori una forma di sostegno al reddito. Il Paese in questo momento deve dare fiducia alle nuove generazioni, non lasciarle sole.