sabato 23 giugno 2018
Indagine Findomestic: appena il 34% a livello mondiale riacquista una vettura della stessa marca. Sostanzialmente due le ragioni della disaffezione
Automobilisti, una razza fedele solo a parole
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La fedeltà, anche quando si parla di automobili, è una virtù che molti sbandierano e pochi praticano veramente. Lo certifica Findomestic che ha presentato il suo 12° rapporto annuale sui trend della mobilità automobilistica, uno studio effettuato in 15 Paesi e 4 continenti, intervistando oltre 10.600 automobilisti che hanno acquistato una vettura nuova nel corso degli ultimi cinque anni. La ricerca analizza lo stato dei principali mercati automobilistici del mondo e dedica un approfondimento al tema della fedeltà al marchio.

In crescita la propensione ai motori ecologici

Le previsioni a livello mondiale per il 2018 prevedono una crescita del 2% con oltre 96 milioni di vetture vendute, un dato in linea con il trend che prevede per il 2020 il raggiungimento della soglia dei 100 milioni di vetture commercializzate. Il mercato italiano dovrebbe mantenere il trend di crescita in atto dal 2016 arrivando a toccare i 2 milioni di immatricolazioni con un tasso di incremento dell’1,2%. La prossima auto sarà una “km zero” per il 33% degli intervistati nel nostro Paese, nuova per il 26%, usata per il 14%. Il 6% (era il 3% un anno fa) si dice pronto ad orientarsi verso la formula del Leasing o del Noleggio a Lungo Termine. La maggior parte degli italiani, il 26%, dichiara di essere intenzionato ad acquistare una motorizzazione ibrida mentre solo il 19% pensa di orientarsi ancora sul diesel e il 14% su un motore a benzina. La ricerca, a proposito delle motorizzazioni del futuro, ha intervistato il campione anche sull’eventuale messa al bando dei motori termici a benzina e gasolio. A livello internazionale il 60% del campione è favorevole all’interdizione di questi motori. Valore che in Italia sale al 79%.

Fidelizzazione al marchio, più dichiarata che reale

Secondo l'indagine di Findomestic, il 78% degli automobilisti si dichiara fedele alla marca, un dato medio internazionale di poco inferiore a quello rilevato in Italia dove 8 clienti su 10 si dichiarano fedeli al brand dei veicoli. Percentuali simili si registrano in Germania (81%), Polonia (83%), Messico (82%) e Sudafrica (82%). Ma il livello più alto di affezione al brand dell’auto si raggiunge in Cina, dove il 98% degli intervistati si proclama fedele, superando anche i portoghesi (90%); al contrario il Paese con più “infedeli” risulta il Giappone dove “solo” il 58% dichiara la sua fidelizzazione al brand automobilistico. La realtà è molto differente rispetto ai proclami. Infatti solo il 34%, in occasione dell’ultimo acquisto di un’automobile, ha di fatto scelto un veicolo della stessa marca. Un valore sensibilmente più basso rispetto alla media si registra in Italia dove solo il 26% degli intervistati (il 54% in meno rispetto a quanti si dichiarano fedeli nel nostro Paese) effettivamente è rimasto fedele al costruttore.

Offerta ampia e economicità alla base dell'infedeltà

Gamme di prodotto sempre più ampie, restyling sempre più frequenti, innovazioni tecnologiche sempre diverse: difficile restare fedeli in questo contesto per il 26% degli intervistati dei 15 Paesi oggetto di studio (24% in Italia) che ammettono chiaramente di subire il fascino degli altri marchi, mentre un altro 23% (33% in Italia) rivela di essere curioso di cambiare. Anche la convenienza economica costituisce uno stimolo a preferire un altro brand per il 23% degli intervistati dei 15 Paesi coinvolti nella ricerca e per la stessa percentuale di italiani. E poi ci sono così tanti marchi sul mercato da far girare la testa secondo una media del 65% degli intervistati. Spagnoli (78%), italiani (77%), brasiliani (71%), messicani (72%) e turchi (72%) sono i più tentati a cambiare proprio per la presenza di un'offerta molto ampia. Se per i brand automobilistici è sempre più difficile fidelizzare un cliente sempre sensibile alle tentazioni, per vincere questa sfida è importante non deluderlo finché il rapporto dura. La delusione verso una marca è, infatti, un elemento che per l’83% del campione (82% in Italia) mina la credibilità del brand in modo irrecuperabile.

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