In nove anni come commissario europeo, ora responsabile del settore Industria, il tedesco Guenter Verheugen non ha perso occasione di difendere gli interessi del suo Paese. Non è certo il solo nella Commissione, con buona pace dei doveri di imparzialità: lui però lo ha fatto in modo più scoperto e perentorio, spesso arrogante. Si è guadagnato il nomignolo di «PanzerKommissar» e ieri lo ha meritato una volta di più negando la capacità della Fiat di acquisire la Opel, che fa gola anche a gruppi tedeschi tra cui Volskwagen. «Mi chiedo dove questa società italiana altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni di questo genere», ha detto Verheugen accennando anche alla vicenda Chrysler, e ha definito la Fiat «un costruttore d’auto che non gode della salute migliore». Primo a reagire, l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, richiamando in una nota Verheugen ai suoi doveri istituzionali: «Credevo che il suo ruolo fosse chiaramente super partes, indipendentemente dalla sua nazionalità», si legge nella nota, ed «è la seconda volta in pochi mesi che Verheugen ha espresso opinioni non costruttive per l’industria dell’auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei sopravviveranno».A ruota, da un convegno di leader industriali in Sardegna, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha reagito parlando di un «caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono aziende del proprio Paese». Mentre il leader degli industriali tedeschi Hans Peter Keitel cercava di calmare le acque («se esiste un problema con Gm o Opel esso non va affrontato in pubblico) l’incidente prendeva una dimensione politica con una nota di Franco Frattini. Le parole di Verheugen – scrive il ministro degli esteri – «costituiscono un’interferenza nelle scelte industriali di privati, tanto più inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della sua stessa nazionalità». In serata, il premier Berlusconi si è dichiarato «in sintonia con Frattini». A sua volta il ministro allo sviluppo economico Claudio Scaloja ha detto che «per un politico tedesco può essere fastidioso accettare l’aiuto di un’impresa italiana come Fiat per salvare un’impresa tedesco-americana come Opel» ma «non spetta a un commissario intervenire su trattative tra aziende: se come spero le trattative andranno a buon fine la Commissione potrà valutarle» ma intanto Verheugen taccia. Frattini ha poi chiesto alla Commissione di smentire Verheugen: il quale senza ritrattare si è limitato a dire di «non essere contrario» a un interesse Fiat per la Opel e di non voler «essere scortese». «Ma dobbiamo saperne di più – ha aggiunto il commissario – ed è troppo presto per giudicare». Proprio quello che aveva appena fatto.