Dal nostro punto di vista, quello dei Comuni, la legge di stabilità rappresenta l’avvio di un cambio di passo: veniamo da un lungo periodo di tagli alle riserve dei Comuni e di restrizione della nostra autonomia. Stavolta le proposte del governo vanno nella direzione da noi auspicata». Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci dà un sostanziale via libera alla manovra. E spiega: «Avevamo chiesto al governo soprattutto tre cose: l’allentamento del patto di stabilità, il no ai tagli lineari nei trasferimenti ai Comuni, l’impegno perché la nuova
service tax non costituisse un aumento della pressione fiscale sui cittadini».
E come ha risposto il governo?Sul primo punto, c’è stato l’allentamento del patto di stabilità per un miliardo di euro, che libera finalmente risorse per gli investimenti; sul secondo non sono previsti tagli ai trasferimenti per il 2014; sul terzo punto, il governo ha stanziato un altro miliardo. Stiamo facendo approfondimenti per vedere se questa cifra è sufficiente. Altrimenti chiederemo al Parlamento di adeguarla.
Ci spiega meglio quest’ultimo aspetto?I Comuni hanno chiesto al governo che la
service tax costi di meno ai cittadini rispetto alla somma delle due tasse precedenti, la Tares e l’Imu. Il governo ha risposto offrendoci un miliardo di compensazione. Dobbiamo vedere se questa sarà una cifra sufficiente a far sì che la
service tax non produca un aumento della pressione fiscale. In caso contrario chiederemo che il Parlamento autorizzi il governo a stanziare una cifra maggiore.
Il segretario generale della Cisl Bonanni in un’intervista di ieri ad Avvenire ha parlato di Comuni voraci e poco trasparenti...I dati si possono controllare facilmente: ai Comuni è stato sempre chiesto un sacrificio di gran lunga superiore a tutte le altre istituzioni. Lo sanno bene i sindaci che ogni mattina devono fare la
spending rewiev per assicurare servizi essenziali come gli asili nido, le scuole materne, il trasporto urbano, l’assistenza domiciliare agli anziani o il sostegno ai disabili, la politica culturale e la difesa dell’ambiente. Bisogna liberarsi di questa idea sbagliata che i comuni siano centri di spesa incontrollati: sono i cittadini che valutano direttamente l’impatto dei tagli sulla loro vita. A Torino abbiamo rinegoziato gli appalti, ridotte le indennità accessorie ai dipendenti, alienato parte del patrimonio, aperto le partecipate pubbliche ai privati.
Le risorse bastano mai e a ogni manovra si litiga tra pezzi di Stato. C’è chi per esempio accusa le Regioni di essere un pozzo senza fondo.Ridurre le tasse è giusto, ma non fino al punto di privare i cittadini di servizi essenziali. E nessuno è così ingenuo da pensare che l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, con sei miliardi in meno di entrate, potesse essere indolore. Anche le Regioni, comunque, sono state vittime dei tagli. Credo che il vero nodo sia lo Stato centrale e le sue amministrazioni. Non si è mai riusciti ad aggredire davvero e a fondo la spesa dei ministeri e degli enti centrali.
Torniamo all’allentamento del patto di stabilità: ci sono indicazioni ai Comuni su come devono impiegare questo miliardo di euro?All’inizio avevamo chiesto la possibilità di lasciare fuori dal patto le spese per i rischi idrogeologici e l’edilizia scolastica. Poi si è pensato che sia giusto che ogni Comune decida in base alla sua specificità territoriale. Così la contribuzione dei Comuni al patto di stabilità passerà dai 4 miliardi e mezzo del 2013 ai 3 e e mezzo del 2014. E ogni comune utilizzerà le risorse liberate secondo le proprie priorità.
Molti italiani hanno la seconda casa per trascorrere le vacanze. Sembra che ci sarà un vero accanimento fiscale sulle seconde case.Forse si dovrebbe prevedere un’aliquota crescente secondo il numero delle case possedute. Chi ne ha due non è uguale a chi ne ha tre o più. Ci sono molte cose da perfezionare e ci auguriamo che in Parlamento vengano affrontate.