Il governo Renzi non ha «colpe sostanziali» sul ritorno dell’Italia in recessione. A preoccupare Stefano Fassina, già vice-ministro del Tesoro con Letta e "anima critica" del Pd, è semmai la lettera pubblicata ieri pomeriggio da Renzi sul sito del governo: «In economia non abbiamo 1.000 giorni a disposizione. Non possiamo permetterci questo lusso». Bisogna "forzare" subito le politiche dell’Europa, il che vuol dire - sul piano nazionale - fare una «manovra espansiva, anche in deficit. Solo se cambiamo l’agenda europea arriva l’estate, o sarà autunno per tutti».
Cosa la preoccupa, Fassina?Mi preoccupa che Renzi insista troppo sulla politica dei due tempi: prima cambiamo l’Italia, poi l’Europa. Non è così. Fare le riforme in un quadro di recessione è un’impresa quasi disperata.
Non si iscriverà anche lei al partito di chi frena le riforme?No, affatto. Le riforme strutturali vanno fatte, ma sono condizione necessaria ma non sufficiente per invertire la rotta. Il punto è che, nella loro fase d’avvio, hanno sempre un impatto negativo. Bisogna tenerne conto. Altrimenti anche il 2015 sarà un anno di crescita del deficit e del debito pubblico.
Però qui cambiamo i governi, ma poco cambia nei risultati di politica economica. Perché?Perché di fatto anche Renzi sta seguendo l’agenda Monti. Con l’occhio rivolto solo a casa nostra, e meno di quanto si dovrebbe all’Europa. C’è una tenace ostinazione nel non guardare in faccia i dati della realtà.
Si può dare a Renzi la responsabilità di questo -0,2%?Nello specifico, no. Anche se forse, per fare un esempio, più di creare maggiore precarietà con il decreto Poletti sui contratti a termine c’era necessità di superare il patto di stabilità interno, consentendo di far ripartire i piccoli lavori in tanti Comuni.
Qualcos’altro non va nella lettera?Mi preoccupa anche la conferma degli obiettivi per la revisione della spesa. Parliamoci chiaro: com’era evidente da tempo che il Pil non viaggiasse a +0,8%, va detto subito che i 17 miliardi di tagli alla spesa per il 2015 non sono realizzabili, a questo punto.
Però se non si taglia la spesa...Alt. A parte che quella primaria corrente, cioè senza interessi e investimenti, non è fra le più alte in Europa, questo obiettivo sicuramente va perseguito, ma occorre più tempo per riallocare la spesa come si deve realizzando economie di quella portata. Altrimenti ci si limiterà a tagliare il Welfare.
Insomma, il nodo resta l’Europa.Sì, per questo si sarebbe dovuta impostare in modo diverso la presidenza italiana della Ue. Invece di chiedere generiche deroghe sulla flessibilità, già al Consiglio Europeo del 30 agosto bisogna porre con forza il tema dell’insostenibilità dell’euro e del debito pubblico in tanti Paesi. La Ue non può crescere sul solo perno del
surplus della bilancia commerciale tedesca. Anche perché, con l’inflazione così bassa, il debito salirà sempre di più. Bisogna invertire la rotta: ormai anche la Bundesbank ora chiedere un aumento dei salari del 3%.
E perché Renzi non l’ha fatto finora?Temo perché in lui ci sia in fondo una condivisione culturale del paradigma in vigore in Europa.
Ora sarà manovra?Va evitata in assoluto quella correttiva: porterebbe solo altra recessione. Poi c’è quella per il 2015: che sia o no da 20 miliardi, ne serve una espansiva per consolidare il bonus Irpef, fare misure di contrasto alla povertà, attuare interventi anti-evasione.
Ma la Ue ci "stangherebbe", se fatta in deficit.Guardiamo alla Spagna: cresce più di noi e ha un deficit al 6%.
Madrid era in una condizione più grave: ha avuto gli aiuti Ue per le banche.Più grave di quella in cui stiamo noi...