Consapevoli, ma con ancora una prevalenza di ottimismo. Desiderosi sempre di risparmiare, ma ormai quasi impossibilitati a farlo. E soprattutto - ulteriore notizia - costretti ad abbandonare la propensione al tradizionale "bene-rifugio": la casa. Il "mattone" rimane l’investimento ideale solo per il 35% degli italiani, un crollo rispetto al 54% del 2010 (per non dire del 70% del 2006). Di questi tempi, quando si riesce a mettere da parte qualcosa, per precauzione si preferisce tenere soldi "liquidi" (lo fanno 2 italiani su 3), al massimo ci si orienta sui Bot. È a tinte fosche il ritratto delle finanze degli italiani messi alle strette da 5 anni di crisi, tracciato dalla consueta indagine Ipsos svolta per l’Acri e resa pubblica alla vigilia dell’88ª Giornata mondiale del risparmio (oggi la celebrazione con il ministro Grilli e il governatore di Bankitalia, Visco).Gli italiani pensano di avere ancora davanti a loro almeno tre anni di crisi, ma vissuti in un’Italia migliore. Nella quale, tuttavia, procedono avanti con fatica crescente. Il numero di coloro che consumano tutto quello che guadagnano è diventato prevalente (sono il 40%). E le famiglie che riescono a risparmiare sono scese nel 2012 sotto la soglia di un terzo: ora sono solo il 28%, contro il 35% di un anno fa. Allo stesso tempo crescono con prepotenza quanti - alla luce dei magri risultati ottenuti - ritengono sbagliato investire in una qualsiasi forma: erano il 18% nel 2010, sono saliti di 10 punti. In positivo si segnala invece la netta riduzione della sfiducia verso l’Italia, che procede in parallelo al costante calo invece della fiducia nella Ue (persi 10 punti dal 2009 a oggi).«Accanto ai dati drammatici che non minimizzo, mi sembra che gli italiani non siano rassegnati, il valore del risparmio continua a essere nel nostro Dna», ha commentato Giuseppe Guzzetti, il presidente dell’Acri, l’associazione delle Casse di risparmio e delle 88 Fondazioni ex bancarie. Rimane conflittuale però il rapporto degli italiani con le banche. Due terzi degli intervistati pensa che realizzino investimenti speculativi e che raccolgano da privati e imprese più fondi di quanto prestino, nonostante i dati della Banca d’Italia - rimarca l’Acri - indichino l’esatto contrario. Una percezione particolarmente diffusa nel Nord-Est produttivo.Oggi gli italiani vorrebbero risparmiare di più per fare fronte alle difficoltà future, piuttosto che per investire o per realizzare dei progetti: ma sempre meno (solo il 28%) riesce a farlo e quasi un terzo arriva a fine mese attingendo ai fondi accumulati in passato o facendo debiti. Ad avere l’intenzione di risparmiare è il 47% del campione, mentre sale al 45% (con un più 7% sul numero dei pessimisti) la percentuale di quanti sono ottimisti in genere per i prossimi anni e per le capacità dell’Italia.Le difficoltà italiane peraltro sono comuni anche alla zona euro. Secondo Eurostat, nel secondo trimestre del 2012 il tasso di risparmio delle famiglie è stato del 12,9% (era del 13,1% del trimestre precedente); e il reddito delle famiglie per abitante è diminuito in termini reali dello 0,5%. Quanto al "mattone", crolla soprattutto perché con lo
spread al 5-6% i tassi sui mutui sono saliti rispetto all’1,5% di qualche anno fa; e, allora, si preferisce tenere i soldi in un titolo di Stato che magari rende il 4-5%. Gli istituti di credito peraltro, nota Giovanni Berneschi, presidente di Carige, pagano la raccolta «più dei mutui, con conseguenze sul conto economico».