Parrebbe il grimaldello del nostro Recovery, con il suo giro d'affari da duecentocinquanta miliardi di euro nel solo 2021 pari al 14% del Pil. Dall'assemblea annuale di Assifact (associazione italiana per il factoring) spira vento di ottimismo: l'industria del factoring cresce ed è pronta a mettere a disposizione delle imprese oltre 40 miliardi in tre anni per supportare l'esecuzione del Pnrr. Numeri alti, che possono essere ancora più elevati con interventi di semplificazione e digitalizzazione. "Le aziende coinvolte nel piano di resilienza generano dei crediti di fornitura -spiega il segretario generale di Assifact Alessandro Carretta. E un supporto fondamentale può venire proprio dal factoring".
Che è un contratto in cui l'azienda cliente cede a una società specializzata (factor) i propri crediti esistenti e futuri: in genere di natura commerciale (cioè originati da contratti di fornitura di beni e prestazioni di servizi), ma anche fiscale. A fronte della cessione il factor eroga un'anticipazione finanziaria e fornisce una serie di servizi: amministrazione, riscossione o il recupero del credito stesso. La cessione può avvenire in due forme: pro soluto in cui il rischio d'insolvenza del debitore è trasferita alla società di factoring; e pro solvendo in cui il soggetto che cede il credito rimane coinvolto in caso di mancato incasso da parte del factor.
Le imprese lo conoscono e l'utilizzano: soprattutto come fonte di liquidità complementare al credito bancario (circa il 28%) e come mezzo per ottimizzare il circolante, anche attraverso l'eliminazione dei crediti da bilancio (quasi il 27%). Ma non manca chi lo usa come forma di garanzia (17%), strumento di gestione professionale del credito (13%) o come alternativa al credito bancario (circa il 12%). Solo nel due per cento dei casi il factoring viene adoperato come forma di recupero di crediti insoluti o problematici. "Il livello complessivo di soddisfazione delle imprese -dice Carretta- è particolarmente elevato e migliore dei prodotti alternativi".
Basti pensare che a fine maggio 2022 il comparto ha fatto registrare 107 miliardi, il 15,39% in più rispetto al 2021. E adesso questo contratto, ancora giuridicamente atipico (salvo interventi specifici) ma ormai radicato nella prassi, potrà diventare volano anche del piano di resilienza: soprattutto velocizzando i flussi di rimborso dei diversi progetti. Ma attenzione ai crediti generati dalle imprese verso la Pubblica amministrazione: le procedure sono troppo farraginose e limitano la libertà delle imprese nel cedere questi crediti. Sbottigliare la normativa è cruciale, dice Cassetta. Ma serve anche razionalizzare tutti i portali utilizzati dalle diverse pubbliche amministrazioni sul territorio nazionale; permettere al creditore di accedere a tutte l'informazioni; ridurre gli adempimenti richiesti agli enti prima di procedere al pagamento. In due parole: digitalizzare e semplificare. "Come industria del factoring -afferma il presidente di Assifact Fausto Galmarini-vogliamo essere partner della trasformazione del sistema". L'occasione è ghiotta, il pnrr è adesso.