Nessun ritardo, solo strumentalizzazioni politiche. Lucio Stanca amministratore delegato di Expo 2015, è convinto che Milano abbia tutte le carte in regola. Per fare un Expo diverso dal solito, senza costruzioni avveniristiche, ma con un messaggio forte di sfida alla povertà mondiale. Parlamentare del Pdl chiamato dal premier Silvio Berlusconi a sbrogliare la delicata matassa dopo mesi di liti interne alla maggioranza, da dieci mesi si è insediato al ponte di comando. Schivando da un lato le polemiche del partito degli Exposcettici e dall’altro la spada di Damocle dei finanziamenti che arrivano a piccole dosi.
Onorevole Stanca, il tema scelto «Nutrire il pianeta, energia per la vita», è di grande respiro ma se ne parla poco. Cosa può fare l’Expo per sconfiggere le diseguaglianze e la fame nel mondo?È un palcoscenico mondiale su cui c’è una grande attenzione dei media. Noi pensiamo ad un evento centrato sul tema collegandoci agli obiettivi del millennio e ipotizzando una grande conferenza di chiusura insieme alle Nazioni Unite.
L’Expo sarà quindi una grande ribalta mondiale per discutere di questi temi, ma per i Paesi in via di sviluppo servono progetti concreti.Il monito del cardinal Tettamanzi, di non ridurre l’Expo solo ad un’occasione di sviluppo economico, è una priorità assoluta. Con la curia di Milano abbiamo avviato un dialogo ad esempio si è pensato di coinvolgere i tanti missionari lombardi e italiani che si trovano nei paesi poveri. Potrebbero svolgere un ruolo di referenti sul territorio.
Concretamente in questi mesi cosa si sta facendo per l’Expo? Stiamo trasformando il dossier di candidatura in un piano industriale per ottenere ad aprile la registrazione del Bie. Poi partiremo con il coinvolgimenti dei paesi, puntiamo ad ospitarne 150. È in atto l’elaborazione del progetto degli architetti da parte dell’ufficio della Bovisa, composto da giovani neo-laureati.
Le infrastrutture sono il tasto dolente della Lombardia, l’Expo farà la differenza?Ha in compito di accelerare la realizzazione di opere previste da tempo come la Brebemi, che ha già i cantieri aperti e la Pedemontana, che partirà l’anno prossimo. La Lombardia attualmente è l’ultima regione in Italia per rapporto tra popolazione e autostrade, diventerà la prima.
Avanza l’ipotesi di un centro di produzione Rai sul sito dell’Expo, quella dell’Ortomercato è del tutto tramontata?Il centro di produzione è atteso da 25 anni, dell’Ortomercato da quando ci sono io non si parla più. Il sito dell’Expo ha un’accessibilità totale: ha la fermata della Tav e della metropolitana. L’idea è quella di creare una cittadella della comunicazione che attragga anche altre attività del terziario.
Si ha sempre l’impressione di un Expo in ritardo, cinque anni non sono pochi per realizzare le opere? Nel resto d’Europa non lo sono. Perché noi dobbiamo essere anomali? Le istituzioni sono legate al patto di stabilità ma sono sicuro che si troverà una soluzione. Non c’è nessun ritardo sulle infrastrutture, contrariamente a quello che molti vogliono far credere: c’è un partito sotterraneo che rema contro l’Expo.
Perché milioni di persone dovrebbero venire a Milano quando potrebbero vedere tutto su internet?Innanzitutto perché ci sono 45 milioni di persone che già ogni anno vengono in Italia. Abbiamo un punto di forza enorme: il patrimonio artistico e culturale. E poi l’idea dell’Expo milanese è quello di vivere un’esperienza unica: si può anche guardare le opere dell’Hermitage sul web ma andarci di persona è un’altra cosa.
Il rischio di infiltrazioni mafiose è reale?Sono in agguato ma anche qui c’è chi le utilizza a fini strumentali. Non c’è nessun cantiere aperto al momento e soprattutto si sta costruendo una rete di controllo molto fitta dalla commissione presieduta dal prefetto all’accordo con i sindacati ad un codice etico che si siamo dati nella nostra società.
Dopo le polemiche sul suo doppio stipendio, cosa dice a chi l’attacca? E a chi non crede nel successo dell’Expo?Preferisco non rispondere più alle provocazioni. La commissione parlamentare si è espressa in materia. Ai gufi che remano contro l’Expo dico: convertitevi e scendete in campo per fare squadra.