La strategia di risanamento dei conti pubblici e di riforme strutturali è la via giusta, e sta già dando i suoi frutti. A pochi giorni dalle elezioni in Germania, Steffen Kampeter, sottosegretario tedesco alle Finanze e numero due del ministro Wolfgang Schäuble, nonché uno dei volti della Cdu, accetta di rispondere alle domande di Avvenire.
Sottosegretario, la crisi è davvero finita?È vero che al momento possiamo osservare uno sviluppo positivo. La situazione economica si è rasserenata in molti Paesi e l’eurozona nel suo complesso si è lasciata alle spalle la recessione nel secondo trimestre 2013. Inoltre scendono i deficit, sale la competitività e molti Stati membri hanno migliorato le proprie partite correnti. Così è tornata la fiducia. Tuttavia la crisi non è finita. In questo ambito, ma anche in altri, molti stati membri si trovano di fronte a grandi sfide strutturali. Solo se saranno superate potremo migliorare le prospettiva di crescita e occupazione.
Molti accusano la Germania di aver imposto troppa austerity al Sud...Non sono d’accordo. Anzitutto, la crisi dell’euro ha dimostrato che nell’Unione monetaria siamo tutti nella stessa barca. È interesse di tutti gli stati membri superare la crisi e creare le condizioni per una stabilità duratura. Sono convinto che ciò si potrà ottenere solo se le cause della crisi verranno affrontate in modo coerente. Queste sono da ricercare in omissioni, in sviluppi sbagliati, che hanno le loro origini molto prima dello scoppio della crisi, e anche, spesso, molto prima dell’introduzione dell’euro. Concretamente, questo significa che è necessario assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ridurre gli squilibri macroeconomici. Certo, ci vuole tempo, ma ora vediamo primi successi di questa strategia, la situazione economica è migliorato in molti Paesi – proprio in quelli che hanno attuato riforme particolarmente coraggiose.
Molti accusano Berlino di bloccare l’unione bancaria con il rifiuto di un’authority centrale per i fallimenti bancari...È vero il contrario. Il governo tedesco è fortemente impegnato per un processo efficiente di risoluzione delle crisi bancarie, che vogliamo in fretta. Per questo serve una soluzione praticabile e proporzionata. La proposta della Commissione non è adeguata. Il governo si vede confermato nella sua posizione da una perizia del servizio giuridico del Consiglio Ue e dall’avvocato generale della Corte di Giustizia Ue Jääkinen. Entrambi sostengono che la base giuridica della proposta della Commissione non consente un simile trasferimento di competenze, con pericoli per la sovranità di bilancio degli stati membri. Su questo si sono trovati d’accordo vari altri stati all’Ecofin di Vilnius.
È preoccupato per la situazione in cui si trova ora l’Italia?L’Italia ha davanti a sé, come molti altri Stati membri – visto il debito pubblico elevato e la grave crisi economica – grandi sfide. Sono fiducioso che i dirigenti sapranno intraprendere i giusti passi per affrontarle, e così assicurare benessere e stabilità. L’Italia può fondarsi su progressi già ottenuti. Ad esempio, grazie agli sforzi degli anni passati, lo scorso anno ha raggiunto il secondo più elevato avanzo primario dell’intera Ue. E così ha ottenuto molta fiducia.
Si parla molto in Germania di grande coalizione Cdu-Spd. Lei come la vede?L’attuale coalizione ha ottenuto quattro buoni anni per la Germania e l’Europa. Sono fiducioso che gli elettori lo onoreranno. Io mi batto affinché i cristianodemocratici restino la prima forza politica del nuovo Parlamento, e che Angela Merkel rimanga cancelliere. I tedeschi amano il consenso, per questo posso capire la sua simpatia per la grande coalizione. Metto però in guardia da esaltarla: l’attuale Spd è diversa da quella del 2005. E grande coalizione non vuol dire per forza "grandi risultati".