Avete la siepe da tagliare e vi occorre un giardiniere occasionale? Vostro figlio ha un debito in matematica e dovrà prendere lezioni private? Oppure quest’estate sarà lui a lavorare per la prima volta andando a raccogliere frutta nel podere di un conoscente? Per tutti questi lavori – e molti altri – è possibile ricorrere ai buoni prepagati da 10 euro l’uno che consentono di remunerare il prestatore d’opera, versando contemporaneamente sia i contributi previdenziali all’Inps sia quelli assicurativi presso l’Inail. Un’opportunità per essere pienamente in regola con la legge, tutelare il lavoratore, senza però dover ricorrere a complicate formule contrattuali o – alternativa peggiore – adattarsi a pagare "in nero".
Cosa sono I buoni lavoro, già previsti dalla legge Biagi, sono stati sperimentati con successo lo scorso anno durante il periodo della vendemmia in agricoltura e il loro utilizzo è stato progressivamente allargato ad altri ambiti e categorie di persone. Il governo ha appena rilanciato questo strumento con una campagna informativa e quest’estate rappresenta il banco di prova del suo utilizzo. Si tratta di un sistema di pagamento del «lavoro occasionale accessorio», cioè di quelle attività svolte al di fuori di un normale contratto, in maniera discontinua e saltuaria. Per intenderci con un esempio: è possibile utilizzare i buoni per pagare una stiratrice che, un paio di volte al mese, viene a casa nostra. Al contrario, la colf che continuativamente lavora presso la nostra abitazione dovrà essere inquadrata con un regolare contratto di lavoro domestico.
Chi può utilizzarli e per quali lavori I committenti dei buoni possono essere famiglie, privati, aziende e imprese familiari del commercio, turismo e servizi, imprenditori agricoli, enti senza fini di lucro ed enti pubblici per prestazioni d’emergenza o di solidarietà. Vietato è invece l’utilizzo per conto terzi, per gli appalti o la somministrazione. I prestatori – cioè i lavoratori che riceveranno il buono come compenso – possono essere pensionati, studenti tra i 16 e i 25 anni nei periodi di vacanza e nei sabato e domenica, le casalinghe, i disoccupati e i cassaintegrati. I vantaggi del ricorso a questo strumento sono molteplici. Oltre a quelli già esplicitati per il datore di lavoro, il lavoratore attraverso i buoni può integrare le proprie entrate, senza che questi compensi siano soggetti ad ulteriore imposizione fiscale. È possibile il cumulo con i redditi da pensione e con i sussidi di disoccupazione e di cassaintegrazione (in via sperimentale per il 2009 entro 3mila euro). In generale, da ogni singolo committente il lavoratore non può ricevere più di 5.000 euro nell’anno solare. Gli ambiti e i limiti nei quali è possibile utilizzare i buoni sono meglio esplicitati nel box in alto.
Quanto valgono I buoni, acquistabili singolarmente o in buoni multipli da cinque (non divisibili) hanno un valore nominale di 10 euro ciascuno, che comprende sia la retribuzione sia la contribuzione previdenziale e assicurativa. Dei 10 euro "lordi", infatti, 1,3 euro andranno come contribuzione alla Gestione separata dell’Inps, 70 centesimi come assicurazione all’Inail e 50 centesimi come compenso all’Inps per la gestione del servizio. Il valore netto in favore del prestatore è quindi di 7,50 euro per ogni buono.
Come si acquistano Si possono acquistare i buoni cartacei o elettronici. Nel primo caso si dovranno ritirare alle direzioni provinciali dell’Inps (anche tramite le associazioni maggiormente rappresentative delegate) previa prenotazione. Su www.inps.it si possono trovare tutte le spiegazioni e il modulo per la prenotazione via fax. Il datore di lavoro dovrà esibire la ricevuta di pagamento del relativo importo su conto corrente postale 89778229 intestato a «INPS DG LAVORO OCCASIONALE ACC». Prima dell’inizio delle attività di lavoro accessorio, i committenti devono effettuare la comunicazione preventiva verso l’Inail – attraverso il contact center Inps/Inail (tel 803.164), oppure il numero di fax gratuito Inail 800.657657 – indicando, oltre ai propri dati anagrafici e codice fiscale, l’anagrafica di ogni prestatore e il relativo codice fiscale, il luogo di svolgimento della prestazione, le date presunte di inizio e di fine dell’attività lavorativa (in caso di variazione servirà una nuova comunicazione). Per i buoni elettronici occorre invece seguire una preventiva procedura di registrazione sul sito
www.inps.itCome si riscuotono Dopo averli compilati con l’indicazione dei codici fiscali sia del committente sia del prestatore d’opera e le relative firme, il lavoratore può incassare il valore dei buoni in un qualsiasi ufficio postale, esibendo un documento d’identità. Il singolo buono non può essere "girato" ad altre persone.