Il governo intervenga nella vicenda Eni, per chiedere il rispetto degli accordi sindacali e farsi garante degli investimenti necessari. A chiederlo unitariamente i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, durante il presidio promosso davanti a Montecitorio nel giorno dello sciopero generale del gruppo, a cui ha aderito il 90% dei lavoratori.
"Renzi faccia lui, sia intraprendente e noi lo aspettiamo a un incontro che deve convocare con i sindacati, per darci chiarimenti, vogliamo sapere degli accordi sottoscritti e degli investimenti", dice Bonanni chiedendo alle Regioni interessate "un pieno e incondizionato sostengo. La classe dirigente - conclude il segretario della Cisl - rischia di essere parolaia e non attenta agli interessi del Paese.
Camusso si rivolge a governo a Parlamento perché quella di Eni è una realtà che "condiziona la vita e il futuro di tanti territori: vorrei che si rendessero conto degli effetti del piano dell'Eni. È in gioco il destino industriale del Paese. La vera ossessione - aggiunge poi la sindacalista - il vero cambiamento del Paese dovrebbe essere il lavoro, difendere i posti di lavoro che ci sono". Per la Cgil "non va bene la linea delle privatizzazioni", ma l'esecutivo deve svolgere fino in fondo il
"suo ruolo di socio" e convocare l'azienda per chiedere "il rispetto degli accordi presi e rinunciare ai dividenti perché si trasformino in investimenti. È insultante - conclude Camusso - che Eni faccia intendere che per i lavoratori interni ci sia l'assunzione e gli altri vediamo.... L'indotto non può pagare. I lavoratori sono tutti uguali".
Angeletti attacca il gruppo: "L'Eni non è un interlocutore credibile, vuole chiudere promettendo cose scritte sulla sabbia. Il governo - prosegue il leader della Uil - deve farsi garante degli investimenti. Questa è una battaglia che segnerà il futuro del Paese. Non abbiamo nessuna intenzione di perdere, noi non ci rassegniamo", conclude.