Una manifestazione a Torino dei lavoratori ex Embraco - Ansa
"Abbiamo esplorato, insieme con la viceministra Todde, tutte le possibilità della proposta Italcomp del commissario straordinario di Acc che avrebbe potuto coinvolgere Embraco. Purtroppo, pur consapevoli della situazione delicata e difficile, non ci sono le condizioni essenziali cioè proposte di investitori privati per proseguire con esito positivo su questa strada. Obiettivo è superare l'attuale stallo". Con queste parole il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti mette la parola fine alla possibilità di una fusione tra Acc ed Embraco per la creazione di un polo italiano per i compressori. Ora, per i lavoratori dell'ex Embraco non resta che sperare in qualche piano alternativo, che al momento non c'è. In bilico anche la proroga della cassa integrazione. Nei prossimi giorni il ministero del Lavoro ha assicurato che verrà fissato un incontro tecnico con il Mise e i sindacati per valutare i sei mesi aggiuntivi di cassa previsti dal decreto Sostegni bis.
"Con troppo leggerezza il ministro Giorgetti liquida il progetto Italcomp che era stato peraltro prefigurato dallo stesso dicastero nel settembre 2020 con un piano industriale dettagliato sia nello sviluppo produttivo che occupazionale dei 700 dipendenti. Siamo consapevoli che molte difficoltà sono state create dall'Ue, a causa della mancata autorizzazione della garanzia pubblica al prestito in favore di Acc; ma crediamo che resti possibile salvare sia Acc sia Embraco e presidiare un settore importante come quello della componentistica di elettrodomestici, anche con una sinergia fra Stato e privati". Lo affermano, in una nota, Fim, Fiom, Uilm e Uglm. "In questi mesi i lavoratori di Acc e ex Embraco hanno sostenuto la costituzione del polo dei compressori anche con sacrifici salariali. La dichiarazione del ministro Giorgetti è ingiusta e speriamo che non precluda a un impegno occupazionale in favore dei lavoratori. Anche per questo chiediamo la immediata riconvocazione del tavolo al Mise", aggiungono i sindacati.