Sospiro di sollievo. Nonostante la crisi dell’elettrodomestico, Electrolux investirà nei quattro stabilimenti di Porcìa, Susegana, Solaro e Forlì 150 milioni di euro nei prossimi 3 anni. Per cui non chiuderà nessun sito, anche se conferma la parziale delocalizzazione delle lavatrici da Pordenone alla Polonia e dei frigo dal Trevigiano all’Ungheria. Ieri pomeriggio il confronto a Roma tra azienda e sindacato (in attesa del prossimo incontro, con il nuovo ministro del Lavoro) in cui sono state annunciate le importanti novità rispetto al piano annunciato il 27 gennaio. Il nuovo piano industriale 2014-2017 mette in conto investimenti per Porcìa, la casa madre, per 32 milioni di euro, ancorché i volumi siano previsti in calo: da un milione e 250mila lavabiancheria quest’anno ai 750mila nel 2017. Il sito pordenonese, dunque, non chiuderà, ma un terzo dell’organico sarà dismesso; si tratta, se- condo il calcolo dell’azienda, di 316 tra operai ed impiegati. Per Fiom, Fim e Uilm, invece, salirebbero a 450, a causa di una riduzione progressiva dei volumi. La discrepanza del numero degli esuberi deriva dal fatto che Electrolux valuta i numeri secondo lo schema delle 6 ore più 2 ore di contributo di solidarietà, mentre le valutazioni dei sindacati si basano su un’ipotesi di assenza di rifinanziamento delle 2 ore. Per Porcìa, che già si posiziona nella gamma medio-alta, Stoccolma punta sull’innovazione del prodotto e sul rafforzamento dell’alto di gamma. Per la fabbrica di Susegana la multinazionale ha prospettato il mantenimento della produzione di 94mila frigoriferi della linea Cairo 3 dei 158mila che inizialmente aveva previsto di trasferire in Ungheria. Un passo indietro, questo, che permette di non aumentare il numero degli esuberi, che resta fermo a quello dell’anno scorso, e cioè di 329 unità, su un migliaio di posti di lavoro. Quanto al delicato tema del costo del lavoro, l’azienda ha confermato la riduzione di 3 euro ogni ora lavorata, ma ha assicurato che questo passaggio non avrà un impatto sui salari perché si agirà sulla decontribuzione. Da qui la necessità del rifinanziamento dei contratti di solidarietà. «Lo consideriamo solo l’inizio della trattativa, un punto di partenza da cui proseguire per sviluppare un discorso più articolato e più soddisfacente » sottolinea la presidente del Friuli Debora Serracchiani, per la quale il nodo da sciogliere non è il numero dei posti di lavoro da tagliare, ma la qualità dell’investimento strategico nello sviluppo dello stabilimento di Porcìa.