martedì 18 febbraio 2014
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Sospiro di sollievo. Nonostante la crisi del­l’elettrodomestico, Electrolux investirà nei quattro stabilimenti di Porcìa, Susegana, Solaro e Forlì 150 milioni di euro nei prossimi 3 anni. Per cui non chiuderà nessun sito, anche se conferma la parziale delocalizzazione delle la­vatrici da Pordenone alla Polonia e dei frigo dal Trevigiano all’Ungheria. Ieri pomeriggio il confronto a Roma tra azienda e sindacato (in attesa del prossimo incontro, con il nuovo ministro del Lavoro) in cui sono state annunciate le importanti novità rispetto al pia­no annunciato il 27 gennaio. Il nuovo piano in­dustriale 2014-2017 mette in conto investimen­ti per Porcìa, la casa madre, per 32 milioni di eu­ro, ancorché i volumi siano previsti in calo: da un milione e 250mila lavabiancheria quest’anno ai 750mila nel 2017. Il sito pordenonese, dunque, non chiuderà, ma un terzo dell’organico sarà dismesso; si tratta, se- condo il calcolo dell’azienda, di 316 tra operai ed impiegati. Per Fiom, Fim e Uilm, invece, salireb­bero a 450, a causa di una riduzione progressiva dei volumi. La discrepanza del numero degli e­suberi deriva dal fatto che Electrolux valuta i nu­meri secondo lo schema delle 6 ore più 2 ore di contributo di solidarietà, mentre le valutazioni dei sindacati si basano su un’ipotesi di assenza di rifinanziamento delle 2 ore. Per Porcìa, che già si posiziona nella gamma medio-alta, Stoccol­ma punta sull’innovazione del prodotto e sul rafforzamento dell’alto di gamma. Per la fabbri­ca di Susegana la multinazionale ha prospettato il mantenimento della produzione di 94mila fri­goriferi della linea Cairo 3 dei 158mila che ini­zialmente aveva previsto di trasferire in Unghe­ria. Un passo indietro, questo, che permette di non aumentare il numero degli esuberi, che re­sta fermo a quello dell’anno scorso, e cioè di 329 unità, su un migliaio di posti di lavoro. Quanto al delicato tema del costo del lavoro, l’a­zienda ha confermato la riduzione di 3 euro o­gni ora lavorata, ma ha assicurato che questo passaggio non avrà un impatto sui salari perché si agirà sulla decontribuzione. Da qui la neces­sità del rifinanziamento dei contratti di solida­rietà. «Lo consideriamo solo l’inizio della trattativa, un punto di partenza da cui proseguire per svilup­pare un discorso più articolato e più soddisfa­cente » sottolinea la presidente del Friuli Debora Serracchiani, per la quale il nodo da sciogliere non è il numero dei posti di lavoro da tagliare, ma la qualità dell’investimento strategico nello svi­luppo dello stabilimento di Porcìa. 
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