C'era una volta la Bit. Forse è il caso di dirlo. Con grande amarezza e disagio. Ma è così. La Borsa internazionale del turismo – che si è aperta giovedì a Milano e fino a domani (dalle 9,30 alle 18,30) animerà il polo fieristico di Rho – accusa il colpo della crisi. Nel capoluogo lombardo c’è il mondo in vetrina. Ma è un mondo sempre più piccolo. Con meno Paesi. Con meno pezzi d’Italia. È la brutta copia di edizioni di grande vitalità e visibilità, grandezza e "sfarzo", che portavano in fiera davvero il mondo. La Bit di Milano era un appuntamento imperdibile. Se volevi fare promozione, non potevi non esserci. E lo stesso per il viaggiatore curioso, desideroso di cercare novità e suggestioni. Da qualche anno, la marcia indietro: «È la crisi, bellezza». Con una riduzione di presenze e di spazi troppo lampante per passare inosservata. Dai 120 Paesi e dai già esigui sei padiglioni dello scorso anno, oggi la Bit si presenta con 100 Paesi e appena quattro aree: due padiglioni per l’Italia e due per il World. Il mondo... in miniatura. Mentre il turismo internazionale cresce, nonostante la crisi: secondo il più recente rapporto dell’Unwto nel 2012 gli arrivi internazionali a livello globale sono aumentati del 4%, superando la soglia-simbolo del miliardo. Con le economie emergenti in particolare fermento. Anche sul fronte della spesa: con il balzo di nuovi mercati outgoing come la Cina (+30%) e la Russia (+15%).E l’Italia? Il nostro Paese arranca. Nel sistema turistico dei viaggiatori 3.0 rimane piuttosto statico. Il "declino" della Bit è un po’ lo specchio del declino turistico dell’Italia. Non più meta preferita dai viaggiatori globali nonostante resti uno straordinario polo d’attrazione per gli stranieri. Anzi è proprio la tenuta dei flussi esteri (+1%) di pernottamenti e +4% della spesa, a compensare il calo dei flussi interni, mai così bassi. Secondo l’Istat nel 2012 i viaggi con pernottamento effettuati in Italia e all’estero dagli italiani sono stati 78 milioni e 703mila. Rispetto all’anno precedente la riduzione è stata del 5,7%, che conferma la tendenza negativa cominciata nel 2009. Nel 2012 – è la fotografia di Federalberghi – si sono persi 7 milioni di pernottamenti nelle strutture ricettive italiane, conseguenti a un calo di presenze turistiche del 2,5%. Il settore ha perso 3 miliardi di giro d’affari e i fatturati sono calati del 10%.Numeri drammatici che meritano uno scatto generale. E a questo mira il Piano Strategico 2020 per lo Sviluppo del Turismo in Italia presentato proprio all’inaugurazione della Bit dal ministro Piero Gnudi. Gli obiettivi sono ambiziosi: trenta miliardi di incremento del Pil (dai 134 miliardi del 2010 ai 164 nel 2020) per il quale il settore vale il 9%, 500 mila nuovi posti di lavoro in un settore che vale più o meno il 10% dell’intera occupazione in Italia. Un risultato da ottenere ridando la leadership all’Italia del settore turistico e una «irripetibile opportunità al Sud Italia per agganciarsi alla crescita del Paese». Sebbene il ministro denuncia: «Il turismo non è certamente uno degli argomenti che trovano rilevanza in questa campagna elettorale».L’entusiasmo, per fortuna, non manca in fiera, con operatori appassionati che credono nella bellezza e la grandezza del patrimonio italiano. È questo che fa ben sperare. E forse anche per la Bit si potranno aprire spazi nuovi. «Bit è una piattaforma relazionale di grande importanza», evidenzia Michele Perini, presidente della Fiera di Milano. «Il turismo, che può contare sulla bellezza dei nostri territori, il formidabile patrimonio di storia, cultura e spiritualità di cui disponiamo – ha aggiunto – rappresenta il petrolio dell’Italia e una parte rilevante, ma ancora lontana da ciò che potrebbe essere, della nostra economia». Basta cambiare format. E politiche. Poi il mondo tornerà a essere grande. Anche per noi italiani.