«È una questione di libertà imprenditoriale. E può fare da volano per una ripresa dei consumi e dell’occupazione». Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, la federazione della grande distribuzione organizzata difende la scelta di liberalizzare completamente le aperture domenicali e festive dei negozi.
Ma davvero è utile poter tenere aperti gli esercizi commerciali per 365 giorni l’anno, domeniche e festività comprese?Non c’è ovviamente un obbligo a tenere aperti i negozi sette giorni su sette e oggi le situazioni sono già diversificate. È importante che sia salvaguardata la libertà dell’imprenditore di poter modulare le aperture a seconda della sua strategia commerciale e del target di clientela. Dire che così i negozi restano aperti 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, è una forzatura. Il nostro obiettivo è migliorare il servizio nei confronti del cittadino-consumatore. E le aperture domenicali rappresentano un’opportunità per tutti: commercianti, clienti, lavoratori.
Buona parte dei negozianti, in particolare gli esercizi più piccoli, non sembra d’accordo. Lamentano una sorta di "concorrenza sleale" dei centri commerciali.Che i piccoli negozi siano in difficoltà non v’è dubbio. Ma dalle ricerche che abbiamo fatto svolgere alla società Tradelab è emerso come lo spostamento di clientela da piccoli negozi ai centri commerciali sia marginale. Difficilmente il consumatore "tradisce" il suo negozio di riferimento. Piuttosto la concorrenza è orizzontale: piccolo contro piccolo, grande contro grande. Chi, come la Confesercenti, enfatizza solo le chiusure di negozi dimentica che assistiamo anche a migliaia di nuove aperture. Da parte di imprenditori giovani, stranieri oppure di ambulanti. Il calo complessivo di esercizi commerciali nel 2012 è stato dello 0,6%
Sostenete che con le aperture domenicali cresce l’occupazione, ma i sindacati di settore negano risultati significativi.Noi stimiamo che con le aperture domenicali la grande distribuzione moderna abbia creato 2.500 nuovi posti di lavoro, prevalentemente attraverso contratti part-time a tempo determinato. Soprattutto giovani che possono così contare su un reddito di 400 euro lordi al mese. Nei prossimi giorni una grande catena dell’abbigliamento annuncerà, anche grazie all’opportunità offerta dalle aperture domenicali, un piano di reclutamento per 4.800 persone in Italia.
Eppure le lamentele da parte dei dipendenti delle grandi catene per il lavoro domenicale sono fortissime. Non riescono a conciliare vita familiare e professionale, non riescono a vedere i figli...Le lamentele mi pare siano più dei sindacati e delle associazioni imprenditoriali che non dei lavoratori e dei dettaglianti. Il 50% dei dipendenti che lavora la domenica lo fa volontariamente, anche attratto dalla maggiorazione del 30% in busta paga. Piuttosto metterei in evidenza come molte famiglie trovino comodo e utile poter fare tutti assieme alla domenica gli acquisti importanti: scegliere dei mobili, comprare un’auto o anche solo fare la spesa settimanale.
Ma non crede che sia esagerato e dannoso far lavorare i dipendenti durante le festività religiose e civili? Ormai per non lavorare, i dipendenti della Gdo sono costretti a scioperare il 1° maggio o a Pasqua...Ho grande rispetto per le festività civili e più ancora per quelle religiose. Qualche catena è rimasta aperta mezza giornata a Natale o a Pasqua. Quanto al 1° maggio o al 25 aprile, i sindacati hanno proclamato lo sciopero, ma nessun lavoratore vi ha aderito.
Non mi risulta. Ma, più in generale, non crede che trasformare la domenica in un giorno di shopping qualsiasi possa modificare il nostro modello sociale?In Italia lavorano normalmente la domenica più di 3 milioni di persone, tra servizi essenziali e no. La società sta cambiando per moltissimi motivi, non ultima la crisi, e a noi credo stia il compito di agevolare il più possibile il cittadino-consumatore. Da un’indagine che abbiamo commissionato all’Ispo è emerso che il 65% degli intervistati è favorevole alle aperture domenicali e il 62% la domenica compie acquisti aggiuntivi.