Rinviati a giudizio tutti gli imputati, 13 persone e 4 banche, coinvolti nell'inchiesta per truffa aggravata ai danni del Comune di Milano nell'ambito di un'operazione in derivati (swap) relativa al prestito obbligazionario sottoscritto nel 2005 per circa 1,6 miliardi. La Procura ipotizza una truffa aggravata ai danni del Comune di Milano da 101 milioni di euro in relazione ai contratti derivati stipulati a partire dal 2005 dalla giunta del sindaco Gabriele Albertini con le banche Ubs, Jp Morgan, Deutsche Bank e Depfa Bank.All'origine dei contratti la ristrutturazione di un debito da 1.682 milioni composto di diversi mutui per la maggior parte in scadenza con la Cassa depositi e prestiti. Nel giugno 2005 il Comune ha convertito i mutui in un bullet bond trentennale con i soldiprestati dalle quattro banche. In sostanza il Comune aveva ricevuto i soldi dalle banche impegnandosi a restituirli inun'unica soluzione (bullet, proiettile in inglese) nel 2035 con un interesse. A corollario del contratto sul debito c'era stata la stipula di uno swap, ovvero la trasformazione del tasso di interesse da fisso a variabile: una sorta di scommessa sull'andamento (il Comune paga un tasso variabile alle banche,le banche un tasso fisso al Comune).Secondo Robledo, la scelta del Comune sarebbe stata impropria sotto almeno due profili. Da un lato sarebbe stata presa senza l'ausilio di un consulente esterno, affidandosi interamente alle banche con cui stipulava gli stessi contratti e che dunque hanno svolto anche la funzione di advisor. Dall'altra la trasformazione del tasso fisso intasso variabile è stata fatta in un momento in cui le stime deimaggiori economisti dicevano che i tassi non avrebbero potuto far altro che salire visto che erano al minimo storico. Poi è emerso che per far fronte alle perdite accumulate ogni anno, il Comune continuava ad avviare altre operazioni finanziarie complesse.Di qui la contestazione a vario titolo alle persone fisichecoinvolte nel procedimento del reato di truffa in relazione alla falsa certificazione della «sussitenza della convenienza economica per l'ente territoriale ai fini di un'emissione obbligazionaria per la ristrutturazione del debito comunale in luogo della rinegoziazione dei mutui in essere e in precedenza contratti», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. Il tutto, prosegue il capo di imputazione, «spogliando dolosamente il Comune di Milano, nella stipulazione del contratto regolato dalla normativa inglese vigente, della tutela dovuta gli in forza della qualificazione di
intermediate customer a esso spettante, violando, in particolare, i doveri normativamente sussistenti in capo a loro circa le protezioni da assicurare aiclienti così classificati».Le banche, invece, rispondono dell'illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 perché non avrebbero «adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione di gestione idonei a prevenire i reati» commessidai propri dipendenti, «i quali hanno agito per conto dell'interesse dell'ente» e traendo «un profitto di rilevante entità».Il processo pilota sulla presunta truffa dei derivati da 101 milioni ai danni del Comune di Milano sarà celebrato davanti a un giudice monocratico e non a un tribunale in composizione collegiale. Lo stabilisce il Codice di procedura penale in relazione ai reati contestati agli imputati.Il processo comincerà dunque il 6 maggio davanti a un magistrato della quarta sezione penale.