Ansa
Sarà molto complicato l’Eurogruppo in video conferenza di questo pomeriggio. Anche se vari diplomatici parlano di "avvicinamenti", Olanda e Austria stanno bloccando la linea di compromesso sulla base del piano del ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz per crediti a condizioni ultraleggere del Mes. Mentre, sull’altro fronte, l’Italia continua a insistere sui Coronabond e la Francia minaccia di bloccare un’intesa se non ci sarà riferimento al suo Fondo di solidarietà finanziato con titoli comuni per la ricostruzione. Un quadro agitato, con in gioco la sopravvivenza stessa dell’Ue. Non a caso ieri hanno discusso della questione in teleconferenza i presidenti di Consiglio Europeo Charles Michel, Eurogruppo Mario Centeno, Commissione Europea Ursula von der Leyen e Bce Christine Lagarde (non invitato, per la seconda volta, il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli). "C’è molto spazio per la solidarietà – scrivono i quattro in un comunicato congiunto – all’interno degli strumenti e delle istituzioni esistenti. Dobbiamo sfruttarli a pieno e restare aperti per fare di più".
Qualcuno vuol leggerci un’allusione ai Coronabond, su cui hanno insistito attraverso un fondo su vari giornali europei i commissari Ue all’Economia Paolo Gentiloni e il collega francese al Mercato interno Thierry Breton. "Gli Stati membri – scrivono – devono dare prova, adesso e insieme, del necessario spirito di decisione e di innovazione. Questo potrebbe avvenire nella forma di un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine". In realtà Germania e i "falchi" del Nord sono irremovibili contro i Coronabond. E anche Von der Leyen ha preso le distanze, "non c’è una nostra posizione in merito" ha tagliato corto un portavoce.
Almeno, la cancelliera Angela Merkel appoggia ora in pieno l’idea di Scholz. "È uno choc simmetrico – ha dichiarato la leader – siamo tutti colpiti. Per questo deve essere l’interesse di tutti, ed è l’interesse della Germania, che l’Europa esca rafforzata da questa dura prova". "I mezzi finanziari – ha spiegato lo stesso Scholz in un fondo co-firmato con il collega agli Esteri Heiko Maas su vari giornali europei – non possono esser legati a inutili condizioni che equivarrebbero a una ricaduta nella politica di austerità". Soprattutto "non ci servono una troika, controllori, una commissione che sviluppi un programma di riforme per un Paese, ma aiuti rapidi e mirati. È proprio quello che può offrire il Mes, se lo sviluppiamo bene".
Non a caso, in una nuova bozza in vista dell’Eurogruppo sono spariti i riferimenti a un memorandum d’intesa e a una sorveglianza avanzata. Si parla, lo ricordiamo, di un ricorso alle linee di credito del Mes (Eccl) pari al 2% del pil dei Paesi (in totale 280 miliardi su 410 miliardi disponibili, per l’Italia circa 36 miliardi). Una linea potenziale d’intesa, lo stesso Gentiloni, intervenendo a un video convegno del think tank Bruegel ha detto che, in presenza di un "buon accordo", si può ragionare sul Mes. E appoggiata dalla Francia, ma solo se combinata con il fondo proposto dal ministro delle Finanze Bruno Le Maire. "La questione – ha detto il francese – è sapere se vogliamo o meno un destino comune. Quando hai un destino comune ti prendi a cuore anche il destino del tuo vicino. Oggi l’Italia paga un tributo molto pesante. La Francia anche. La Spagna pure". Solo che il fondo è rifiutato dalla Germania e dai falchi del Nord. C’è più diffuso consenso sul piano di investimenti da 240 miliardi di euro della Banca europea degli investimenti e i 100 miliardi di Sure, il programma di sostegno alle casse integrazioni lanciato dalla Commissione Europea.
Una partita apertissima, Olanda e Austria insistono che i Paesi che ricorrano alle Eccl devono poter sì accedere immediatamente ai fondi Mes, ma solo accettando per il post-pandemia uno stringente calendario di riforme e controlli. Inaccettabile per l’Italia, Spagna, Francia. Su pressione tedesca, Olanda e Austria potrebbero giungere a più miti consigli, il problema più grosso è Roma, con la spaccatura nel governo e la difficile posizione del premier Giuseppe Conte. Ieri Marco Zanni, capo delegazione della Lega all’Europarlamento, ha definito un «tradimento degli italiani» l’accesso al Mes, mentre Matteo Salvini ha promesso la «sfiducia al governo». "No al Mes – ha tuonato il sottosegretario grillino all’Economia Alessio Villarosa – il M5S è pronto a tutto". Un’intesa oggi sarà difficile.