Il Consiglio dei ministri varerà questa mattina l’atteso decreto legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. Il provvedimento è stato reso possibile dal via libera unanime ieri di Camera e Senato – compresi i gruppi del M5S – all’aggiornamento del Def con i nuovi saldi di bilancio necessari (il deficit salirà di mezzo punto) a sostenere l’impegno finanziario dello Stato. A lungo sollecitato da tutte le parti sociali, il decreto dovrebbe portare al pagamento di 20 miliardi di euro «in tempi brevissimi», ha assicurato il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Altrettanti saranno pagati nel 2014. Secondo quanto emerso ieri, quando i tecnici del ministero erano ancora al lavoro sul testo, il provvedimento conterrebbe una novità non indolore: la possibilità per le Regioni di anticipare al 2013 l’aumento delle aliquote addizionali Ipef. Parte del pagamento dei debiti verrebbe così finanziato da un nuovo inasprimento fiscale proprio mentre si pensa a evitare o rinviare lo scatto della nuova Tares e l’aumento Iva al 22% già previsti tra giugno e luglio.Inoltre, ha avvertito il vicepresidente della commissione speciale della Camera Pier Paolo Baretta (Pd) la correzione al rialzo del deficit «rischia di prefigurare una manovra correttiva». «L’assoluta urgenza di pagare le imprese – ha spiegato Baretta – non deve farci ignorare» che «il saldo di bilancio passerebbe al -2,9% del Pil», ovvero «a ridosso di quel 3% che è il livello massimo previsto dal Patto di stabilità». In questo modo «si esaurisce di fatto, almeno per il 2013, il residuo spazio per interventi di politica economica» – salvo appunto con manovre correttive – mettendo «un’ipoteca sulla attività di questo e del prossimo governo», ha aggiunto il parlamentare.Dall’Europa non arriveranno salvagenti. Un portavoce della Commissione Ue infatti ha chiarito ieri che Bruxelles «non ha intenzione» di valutare se concedere una proroga per il taglio del deficit sotto al 3% ad altri Paesi «oltre ai tre già annunciati», e cioè Spagna, Portogallo e Francia. L’Italia dovrà dunque rispettare l’impegno di stare sotto il 3% se vorrà che la procedura per deficit eccessivo venga chiusa e usufruire così della maggiore elasticità sul deficit concessa ai Paesi in regola.Per il decreto sui pagamenti era necessario l’ok delle Camere alla correzione del Def, che è arrivato senza problemi. Le risoluzioni, approvate all’unanimità dopo che anche il M5S ha rinunciato al proprio documento, impongono al governo il rispetto di alcuni paletti nel predisporre il provvedimento. A partire dal fatto che i fondi dovranno andare prima alle imprese che alle banche che hanno acquistato i crediti. I pagamenti saranno resi possibili agli enti locali in parte con un allentamento dei vincoli del patto di stabilità e in parte attraverso prestiti a scadenza trentennale mentre le Regioni otterranno anticipi dallo Stato per i debiti delle Asl. Sono previste sanzioni per le amministrazioni che non pagano, mentre gli enti potranno avviare le erogazioni ancora prima che il ministero definisca, entro il 15 maggio, il riparto dei riparto dei fondi disponibili. Lo schema del decreto circolato nei giorni scorsi prevede che i Comuni paghino 12 miliardi nel 2013 e 7 nel 2014, il sistema sanitario nazionale 5 miliardi più 9 e lo Stato centrale 3,5 miliardi l’anno.