Non si sono fatti attendere gli effetti dell'epidemia sul mondo del lavoro. Nonostante l'Ocse evidenzi l'anomalia Italia, con il tasso di disoccupazione in calo per via della crescita esponensiale degli inattivi, i primi dati ufficiali del ministero del Lavoro non lasciano spazio a dubbi. Crollano i nuovi contratti, si moltiplicano i pensionamenti. Già nel primo trimestre dell'anno "i dati rispecchiano i primi effetti dell'emergenza sanitaria da Covid-19 e delle misure di contenimento dell'epidemia adottate dal Governo" certifica il ministero del Lavoro nella nota sulle comunicazioni obbligatorie. Nel trimestre "si registrano 2 milioni e 565 mila attivazioni, a cui si aggiungono circa 155 mila trasformazioni a tempo indeterminato, per un totale di 2 milioni e 720 mila attivazioni". Rispetto al primo trimestre 2019, "il volume di contratti attivati, comprensivi delle trasformazioni, diminuisce del 10,4%". Il calo delle attivazioni, si spiega, "è attribuibile quasi del tutto alla variazione negativa osservata nel mese di marzo (-36,8%)". Nei primi due mesi dell'anno la variazione tendenziale aveva fatto registrare, un aumento pari al 2,0% (+1,2% nel mese di gennaio e +3,0% nel mese di febbraio). "Il calo delle attivazioni ha coinvolto in primo luogo il Nord del Paese (-14,4%) e in misura minore il Mezzogiorno (-4,4%), mentre nel Centro si assiste a una diminuzione tendenziale pari a -11,3%". Si osserva, inoltre, "che le attivazioni (comprensive delle trasformazioni) diminuiscono in misura superiore per la componente femminile soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno".
Un dato molto preoccupante riguarda i pensionamenti accelerati dalla pandemia. "Nel primo trimestre del 2020 si registrano 2 milioni 76 mila cessazioni di contratti di lavoro, con un decremento di 18 mila unità, pari allo 0,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente". "Al numero di cessazioni osservate nel trimestre si associano 1 milione 583 mila lavoratori coinvolti da cessazioni, con un aumento di 83 mila unità (pari al +5,5%)", si spiega. Quanto alle ragioni a cui si deve la fine del rapporto di lavoro, "si osserva un decremento per la cessazione al termine del contratto di lavoro (-4,0%), le dimissioni (-5,8%), il licenziamento (-5,5%) e in particolare per la cessazione di attività (-18,5%), a fronte di una forte crescita per i pensionamenti (+152,4%)".